Paola Barale, confessione choc su Mike Bongiorno: “Volevo picchiarlo”

E’ un Mike Bongiorno per certi inedito, quello che Paola Barale racconta a tanti anni di distanza dalla loro prima collaborazione: ecco perché. 

Senza Mike Bongiorno, probabilmente Paola Barale non sarebbe dov’è oggi, e certamente il suo percorso professionale sarebbe stato diverso. Fu infatti il Re dei Presentatori italiani a lanciare, ormai parecchi anni fa, la bionda showgirl nel mondo della tv. Ma il loro rapporto, confessa oggi l’ex valletta, era molto diverso da quello che in trasmissione poteva sembrare.

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Un ritratto inedito di Mike Bongiorno

Paola Barale, ospite di “Non disturbare” di Paola Perego, è la prima a riconoscere che deve tantissimo del suo successo a Mike Bongiorno, che negli anni ’80 la lanciò come valletta nel programma cult “La ruota della fortuna”, assicurandole un’immediata – e duratura – popolarità. “Devo molto a Mike, se non fosse stato per lui io non sarei qua” ha ammesso Parola Barale. “Era un idolo – ha ricordato -, ed io, come altri, ci rapportavamo a lui come con un boss”. Soprattutto, il Mike Nazionale “mi ha insegnato la professionalità, a stare in uno studio televisivo, mi ha insegnato a essere puntualissima anche se lui non lo era mai”.

Ciò detto, però, Paola Barale ci tiene anche a sfatare alcuni falsi miti. A partire da quello del rapporto di amicizia con Mike. “Non eravamo amici, non c’era confidenza con lui, era severo”, chiarisce. E, per rendere meglio l’idea, sottolinea che a livello di formazione professionalmente “Mike mi ha fatto il c***o”. Insomma, il lavoro era tosto e non si andava oltre. Poi, a un certo punto, Mike smise di renderla partecipe con le sue battutine. E lei prima ci ha sofferto, poi è arrivata addirittura a un passo dal prenderlo a pugni.

“La cosa che più mi ha fatto male – ha confessato Paola Barale – è stato che da lì in poi io non esistevo più per lui”. E così “Mike è stato il primo uomo che ho pensato di prendere a pugni”. Ma ora ripensa a quegli episodi con un misto di nostalgia e gratitudine: “Mike era severo, era un maestro molto severo, erano altri tempi, c’era un pudore diverso, c’erano dei ritmi allucinanti, con Mike, si lavorava 25 ore al giorno, lui era una macchina. E’ stata una grande scuola, mi ha insegnata tante cose. E’ lui che mi ha preso. Lui mi voleva molto bene”, conclude.

EDS

 

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