Tav Torino-Lione: che cos’è, a cosa serve e quanto costa

(Photo by Nicolas Liponne/NurPhoto via Getty Images)

La Tav Torino-Lione è stata al centro di un dibattito che procede dal 1991 fra grandi polemiche e acceso consenso: ma di cosa si tratta nello specifico?

Il presidente del Consiglio Conte e il presidente francese Macron si sono incontrati il 14 giugno scorso per discutere di molti argomenti assieme ai Capi di Stato europei di Spagna, Portogallo, Malta, Grecia e Cipro. Uno dei temi che i due hanno affrontato è il futuro della Tav, ossia della linea ferroviaria su cui i treni passeranno ad altissima velocità collegando Torino a Lione in poco tempo. Il problema è che di Tav si continua a discutere da più di 30 anni e non tutti i governi sono stati d’accordo sull’argomento.

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Tav Torino-Lione: che cos’è, a cosa serve e quanto costa

Tav è l’acronimo di Treno ad alta velocità e quella nello specifico di cui si discute in Italia è la linea Torino – Lione. Nel 1991 in Italia la Tav aveva già iniziato a scaldare gli animi e creato una grande spaccatura nell’opinione pubblica fra coloro che la consideravano un’opportunità di sviluppo da non perdere e coloro che invece la reputavano inutile se non addirittura dannosa dal punto di vista sia economico che ambientale. Quella italiana è un’infrastruttura in progettazione di 235 km circa che si andrebbe ad aggiungere a quella già esistente che percorre il traforo ferroviario del Frejus.  L’opera ferroviaria viene denominata linea Tav impropriamente perché la sua massima velocità prevista sarà di 220 km/h per le persone e di 120 km/h per il trasporto merci, a fronte di una velocità pari o superiore ai 250 km/h secondo la norme sancite dall’Unione europea. In realtà è definibile come una “linea mista con specifiche tecniche d’interoperabilità” e questo perché il valico che divide la Francia dall’Italia non può arrivare a sfiorare maggiori velocità. Coloro che ritengono la linea necessaria considerano la riduzione del tempo di percorrenza delle merci uno dei vantaggi maggiori perché il costo di trasporto sarebbe di gran lunga più concorrenziale rispetto a quello su gomma. L’altro vantaggio è nella grandezza dei treni utilizzati che permetterebbero un trasporto quantitativamente più allettante rispetto ai metodi classici. Uno dei più accreditati critici dell’opera è stato Marco Ponti, professore di Economia e pianificazione dei trasporti al Politecnico di Milano, che non ha rassicurato sui vantaggi sopracitati rispetto alla spesa che una tale opera comporta, anzi. Le proteste contro la Tav si sono susseguite anche in Francia e sono state tanto accese da influenzare più volte alla revisione del progetto iniziale. Nella sua versione più attuale, la linea dovrebbe partire dal nodo di Lione e arrivare siano a quello torinese E la compiere una curva che vira verso Oulx per poi risalire al traforo del Frejus. In caso venisse realizzato il traforo chiamato “tunnel di base del Moncenisio” diventerebbe uno dei tunnel ferroviari più lunghi al mondo.

Fermarsi quanto costerebbe allo Stato italiano? 

L’opera ferroviaria è stata finanziata al 50% dall’Unione Europea ed il resto è stato pagato in parti uguali dall’Italia e dalla Francia. Bruxelles ha già messo sul piatto 700 milioni si euro, già spesi per l’infrastruttura e che, in caso di rinuncia, l’Italia sarebbe costretta a rimborsare. Senza contare che la Francia, con tutta probabilità rivorrebbe indietro la sua parte già svincolata, il cui ammontare è di circa 300 milioni di euro. Il commissario Paolo Foietta ha inoltre aggiunto che occorre “aggiungere gli 813 milioni di finanziamento europeo per il 2014-2019, già stanziati, che l’Italia dovrebbe restituire e non potrebbe spendere per scuole, ospedali o altro. C’è infatti un chiaro vincolo di destinazione”.

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Marta

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