Antonio Giglio: la mamma Marianna processata per omicidio

Antonio Giglio: la mamma Marianna Fabozzi sarà processata per omicidio, lo ha deciso il gip che ha disposto l’imputazione coatta.

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Antonio Giglio

In molti ricorderanno la vicenda della morte di Antonio Giglio, il bambino precipitato da una finestra del Parco Verde di Caivano. Il piccolo morì cadendo da casa della nonna il 28 aprile 2013. In circostanze analoghe è morta anche Fortuna Loffredo, 14 mesi dopo. Per quest’ultimo decesso, è stato condannato all’ergastolo per aver violentato e ucciso la piccola, Raimondo Caputo. La sentenza è divenuta definitiva.

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Le accuse a Marianna Fabozzi per la morte di Antonio Giglio

Adesso il gip ha disposto l’imputazione coatta per la compagna di Caputo, Marianna Fabozzi, mamma di Antonio Giglio. Sarebbe stata lei, secondo l’accusa, a lanciare nel vuoto il piccolo. Nello stesso tempo, Raimondo Caputo è stato imputato per lesioni personali. Fu la tragedia di Fortuna Loffredo a far emergere tutte le contraddizioni sul caso di Antonio Giglio, che hanno ora spinto all’imputazione per omicidio il gip, il quale evidenzia: “La richiesta di archiviazione non può essere accolta perché sono stati acquisiti elementi sufficienti che consentono di celebrare il giudizio nei confronti degli indagati”.

Nello specifico, Raimondo Caputo è accusato di aver costretto con la forza la sorella Antonietta a dichiarare il falso, cioè negare la sua presenza nella casa di Angela Angelino, nonna di Antonio, quando il piccolo cadde nel vuoto. Attendibile dunque è stata ritenuta la testimonianza di Maddalena Guardato, zia di Fortuna Loffredo, la quale ha sottolineato che da tempo circolavano voci sul fatto che la Fabozzi fosse responsabile della morte del figlio. Anche perché Antonietta Caputo spiegò di aver visto Marianna Fabozzi lasciar cadere nel vuoto il figlio. Inoltre, anche il compagno di cella di Raimondo Caputo confermò che quest’ultimo si sarebbe confidato circa la morte di Antonio Giglio, spiegando che ne era responsabile la compagna. Per il gip, infine, risulta “del tutto inverosimile” la circostanza che “un bimbo di 4 anni si arrampichi su una finestra per infilarsi nello strettissimo spazio di 25 centimetri”. Non solo: sotto la finestra “non vi è nessun mobile che consenta di salirvi sopra e raggiungere il davanzale”.

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