Milena Bertolini, chi è il Ct della Nazionale femminile: età e vita privata di colei che proverà l’impresa storica per il calcio femminile azzurro ai Mondiali di Francia iniziati due giorni fa. Oggi l’esordio contro l’Australia.
Dopo 20 anni ha riportato la nazionale italiana femminile a un Mondiale, quello che partirà tra qualche giorno. E in Francia, con le azzurre, Milena Bertolini non ha alcuna intenzione di fare da agnello sacrificale per le big del torneo. Il commissario tecnico è consapevole di aver raggiunto un grande risultato, che può essere reso straordinario con un cammino di alto livello in terra transalpina. D’altro canto, Milena Bartolini è abituata a competere al top, se si pensa che possiede il titolo per allenare una squadra di Serie A maschile (come lei solo Carolina Morace) e ora le si presenta l’occasione più importante della sua carriera. Andiamo allora a scoprire qualcosa in più sul Ct delle azzurre, ripercorrendo i passi più importanti della sua vita professionale e privata.
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Milena Bertolini, chi è: età e carriera del Ct della nazionale di calcio femminile
La carriera di Milena Bertolini, nata a Correggio il 24 giugno 1966, inizia come calciatrice. Di ruolo difensore entrale, ha iniziato con la Reggiana nel 1984, restandoci fino al 1987 e poi facendoci un breve ritorno nella stagione 1990-1991. Ha giocato anche a Modena, Prato, Sassari, Bologna e ancora con l’Agliana, il Fiammamonza, il Pisa e il Foroni. Qui, appeso le scarpette al chiodo, diventa prima vice allenatore e poi allenatore nella stagione 2002-2003. Le sue esperienze più significative in panchina, però, sono state ancora con la Reggiana (2004-2011) e soprattutto a Brescia (2012-2017). Nell’estate del 2017 arriva l’occasione della vita, la nazionale di calcio femminile. La missione che viene affidata a Milena Bertolini è chiarissima, riportare le azzurre al Mondiale. Un risultato raggiunto con un cammino strepitoso durante le qualificazioni. E ora chissà…
La vita privata
Non si sa molto della vita privata di Milena Bertolini. E’ chiara, però, la sua posizione in merito ai pregiudizi verso il mondo del calcio femminile. Intervenendo a un convegno sul tema a Brescia, qualche anno fa, dichiarò: “Oggi chi usa la carta del lesbismo per sminuire il valore delle giocatrici risulta ridicolo perché ciò che contano sono i risultati: quello che poi una calciatrice, o un calciatore, fanno nella loro vita privata non deve interessare il discorso sportivo”.
