Caso Vannini, rivelazione inedita: “Ciontoli mi puntò una pistola”

Ora che il testimone-chiave Davide Vannicola è stato ascoltato in Procura, le indagini sull'omicidio Vannini potrebbero essere vicine a una svolta.

Ora che il testimone-chiave Davide Vannicola è stato ascoltato in Procura, le indagini sull’omicidio Vannini potrebbero essere vicine a una svolta.

Nuove e importanti rivelazioni su Antonio Ciontoli, l’uomo che ha sparato il colpo di pistola costato la vita a Marco Vannini (condannato in Appello a 5 anni di reclusione per omicidio colposo e attualmente libero). A raccontare una verità finora inedita è stato un automobilista intervistato dai colleghi di Quarto Grado: “Ero sul tratto dell’Aurelia, avevo una macchina che per una trentina di seconda voleva strada con gli abbaglianti, io non potendomi spostare subito ho rallentato un po’ per far rallentare lui, per dirgli ‘perché vai così veloce’. Io ho tirato giù il finestrino. Lui, questa persona, ha alzato la mano e mi ha puntato una pistola: io ho rallentato immediatamente, ho frenato immediatamente e mi sono spaventato abbastanza”. E il “lui” in questione è Ciontoli.

A riferire cos’è accaduto dopo è lo stesso automobilista: “In televisione stavo appunto vedendo questa tragedia che è successa, ho visto la persona e l’ho riconosciuta immediatamente: era il signor Ciontoli. Io avevo paura che per la velocità a cui andava questa persona fosse alterata da qualche sostanza, però ho visto il suo viso duro, molto arrabbiato, mi sono spaventato”. A ormai quattro anni dalla morte del 20enne di Cerveteri, ucciso la notte del 18 maggio 2015 nella casa dei Ciontoli (la famiglia della fidanzata Martina) a Ladispoli, emerge così un altro fondamentale pezzetto di verità.

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La possibile svolta dopo la versione di Davide Vannicola

Intanto Davide Vannicola, il super testimone intervistato nelle scorse settimane da Le Iene, è stato ascoltato in Procura e avrebbe confermato la sua versione: il suo amico ed ex comandante dei Carabinieri di Ladispoli, Roberto Izzo, gli avrebbe riferito che a sparare a Marco Vannini potrebbe non essere stato Antonio Ciontoli, ma suo figlio Federico. E subito dopo il ferimento mortale lo stesso Carabiniere avrebbe ricevuto una telefonata da Antonio Ciontoli, il quale gli avrebbe confidato che i suoi familiari avevano “fatto un casino”.

Non solo. Secondo Vannicola, sarebbe stato proprio Izzo a consigliare ad Antonio Ciontoli di assumersi le colpe dello sparo: “Un giorno Izzo mi viene a trovare in negozio e mi dice: ‘Amico mio, forse ho fatto una cazzata, che forse a livello di coscienza non si può recuperare perché è morto un ragazzo. È una cosa che mi porterò dentro tutta la vita”. E la presunta telefonata di Ciontoli a Izzo sarebbe partita ancor prima delle due chiamate ufficiali messe agli atti, da cui un’ulteriore perdita di tempo nella richiesta dei soccorsi, nonostante l’evidente gravità della situazione. Una “pista”, quella suggerita da Davide Vannicola, che stravolge la ricostruzione ufficiale fornita in sede processuale. Ma non a caso tra chi segue da vicino questa vicenda si parla di un’imminente e clamorosa “svolta”.

EDS

 

 

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