Genova, giornalista picchiato: “Pensavo che sarei morto”

"Pensavo che sarei morto"
(Screenshot Video/ Repubblica) scontri tra polizia e manifestanti a Genova

Il giorno dopo essere stato picchiato durante gli scontri tra manifestanti e la Polizia avvenuti a Genova, il giornalista di Repubblica Stefano Origone descrive in un articolo l’accaduto e gli attimi di paura provati.

In un articolo scritto di suo pugno su ‘Repubblica‘, Stefano Origone racconta quanto accaduto ieri a Genova. Il giornalista si trovava in strada per documentare quanto stava succedendo alla manifestazione di ieri. Nel momento in cui si è avvicinato al luogo in cui si stava svolgendo la protesta, Piazza Corvetto, il giornalista aveva già assistito ad alcune cariche della polizia per sedare gli scontri tra Casa Pound e antagonisti. Sapeva che poteva essere pericoloso avvicinarsi troppo, ma aveva scelto un angolo della piazza, quello con via Serra, che lo faceva sentire sicuro, poiché alle sue spalle c’era una via di fuga e perché in quel preciso istante il cordone di polizia era arretrato.

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Giornalista picchiato a Genova: la carica della Polizia e la paura di morire

Intento a documentare quanto stava succedendo con delle foto, Stefano Origone spiega di aver preso il cellulare in mano. Pochi istanti dopo, per un motivo che ancora ora non riesce a spiegarsi, la polizia ha iniziato una carica ed è subentrato il terrore: “Poi non so cosa sia scattato, non ricordo l’innesco della follia. Mi hanno detto poi che i poliziotti hanno visto un ragazzo vestito di nero e hanno lanciato la carica. So che mi sono arrivati addosso”, spiega il giornalista nel racconto pubblicato su ‘Repubblica.it’. Origone ha invano cercato di spostarsi e quando ha capito che erano diretti verso di lui ha anche provato a scappare, ma non ha fatto in tempo.

Il successivo racconto, quello degli attimi in cui è stato colpito violentemente dagli agenti, è scioccante: “Ho gridato con tutta la mia voce: ‘Sono un giornalista, sono un giornalista’. Mi hanno fatto cadere e hanno cominciato a picchiare: calci, manganellate, colpi da tutte le parti, non sapevo come pararli, non potevo pararli. E urlavo, urlavo, tiravo fuori la testa dalla posizione fetale che avevo assunto: ‘Sono un giornalista, sono un giornalista’. Non si fermavano”. Il dolore per i colpi subiti era tale che ad un certo punto Origone non riusciva più a pararsi, in quell’istante ha pensato addirittura che sarebbe finita in tragedia: “Lì ho avuto paura di morire”, racconta infatti il malcapitato. Ma per sua fortuna è arrivato un poliziotto che conosceva, il quale ha fermato i colleghi in tempo. Un intervento repentino per il quale è infinitamente riconoscente, come sottolineato a conclusione del pezzo dallo stesso giornalista di Repubblica: “Mi ha salvato. Gli sarò per sempre grato”.

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