Le Iene contro le Ong impegnate in Libia: “Ecco la verità”

Un servizio delle Iene prende di mira le Ong impegnate sul fronte libico: ecco i fatti contestati agli operatori umanitari. 

Le Iene contro le Ong impegnate in Libia. Lo scontro ha preso forma in uno degli ultimi servizi della popolare trasmissione di inchiesta, che è andata a fare le pulci proprio al lavoro delle organizzazioni non governative (già monitorate dalla Cooperazione Italiana e dal Ministero Affari Esteri). “Migranti nei lager in Libia: e i nostri soldi dati alle Ong?” si intitola così il reportage firmato da Gaetano Pecoraro e andato in onda ieri sera su Italia 1, nel quale si affronta il tema “caldo” a partire da una serie di impegnative domande: “le Ong cosa fanno con i soldi dati dallo Stato italiano per intervenire in aiuto dei migranti? È possibile davvero intervenire in un contesto del genere? Le autorità libiche permettono un’assistenza? Cosa fanno i capi libici dei centri di quanto viene loro consegnato?”. Tutte domande retoriche, data anche l’assenza di un contraddittorio.

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La risposta dei soggetti chiamati in causa

Va da sé che la reazione dei soggetti chiamati in causa non si è fatta attendere. “Un attacco vergognoso e per nulla rispettoso della verità dei fatti”, commenta Massimo Abenavoli, presidente di Emergenza Sorrisi, una delle Ong citate dalle Iene. “Operiamo in 23 Paesi e in Libia – prosegue il noto chirurgo – l’urgenza è portare un aiuto sanitario sia alle persone che sono nei campi di detenzione, sia alle persone che vivono attorno ai campi”. Peccato che nulla di tutto ciò sia emerso dal servizio in questione.

Il punto è che le Ong (comprese quelle attive sul fronte libico) sono sottoposte a numerosi controlli, come ricordano anche de Cesvi, organizzazione che opera in Libia dal 2011 con vari progetti a sostegno della popolazione locale, dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo (attualmente ne gestisce 5, di cui beneficiano 10mila persone), e che lamenta un uso strumentale delle interviste condotte dalle Iene. “Il servizio era orientato fin da subito su una tesi precisa”, chiosa la Presidente del Cesvi Gloria Zavatta, sottolineando che “tutto il materiale che abbiamo inviato non è stato preso in considerazione».

Sulla stessa linea Ivano Abbruzzi, presidente della Fondazione L’Albero della Vita – onlus: “Tutte le organizzazioni che hanno scelto di fare questo lavoro in Libia si sono messe a farlo consapevoli che lo scenario era molto complicato. Per qualcuno, questa complicazione è stato un motivo per non partecipare. Per altri è stata l’occasione per privilegiare l’aspetto umanitario di un’azione di aiuto”. E ancora: “Non siamo certo noi i promotori di questo sistema di governo dei flussi migratori, tutt’altro, ma soprattutto non abbiamo ricavato nulla dal nostro impegno se non la fatica e la difficoltà, per dare la possibilità a bambini e soggetti fragili di vivere una condizione migliore. Questa possibilità di portare sollievo anche a una sola persona, per noi fa la differenza”.

EDS

 

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