Il dramma di Valentina Milluzzo, giovane morta dopo l’aborto di due gemelli

giovane morta dopo l'aborto di due gemelli
(Facebook)

Il processo sul caso Valentina Milluzzo, morta nel 2016 dopo un doppio aborto a causa di un’infezione contratta in gravidanza, avrà presto inizio. I genitori e la sorella della ragazza hanno rinnovato le accuse contro i medici.

Valentina Milluzzo, giovane di Palagonia (Catania), è morta il 16 ottobre del 2016 mentre si trovava all’ospedale Cannizzaro per complicanze nella gravidanza. La ragazza era incinta di due gemelli e qualche giorno prima aveva accusato problemi di salute. Ricoverata d’urgenza in ospedale ha subito l’aborto di entrambi i bambini ed è morta successivamente a causa di un’infezione. Sin dal primo momento i familiari della ragazza hanno accusato i medici di non averla informata dei rischi legati al prosieguo della gravidanza e di non aver effettuato le analisi d’obbligo per riscontrare una possibile infezione.

Nelle successive indagini una perizio ha ravvisato la presenza di omissioni e negligenze da parte di 7 medici, i quali sono stati rinviati a giudizio e dovranno presentarsi in tribunale il prossimo 2 luglio. Questi hanno 30 giorni di tempo per presentare al giudice una memoria difensiva in cui aggiungere qualche osservazione sul caso, ciò nonostante le accuse a loro carico sarebbe sempre le stesse.

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Il dramma di Valentina Milluzzo: “Sono due anni che mi chiedo perché è morta”

Intervistata da ‘Storie Italiane’, la madre della giovane catanese ha dichiarato di volere giustizia per quanto successo alla figlia: “Purtroppo una nuova conferma che Valentina è stata fatta morire dentro un ospedale: io gli ho consegnato una figlia sana e l’ho riavuta dentro una bara. E’ da due anni e mezzo che mi chiede perché è morta la mia Valentina”. Anche il padre di Valentina accusa i medici di non aver svolto correttamente il proprio dovere e dice: “Sette medici rinviati a giudizio per non aver fatto il loro dovere e per non aver detto a Valentina che doveva abortire, avevano l’obbligo di farlo e di dirlo a mia figlia. Se avessero osservato le linee guida della buona medicina, Valentina sarebbe ancora viva”. Dello stesso avviso la sorella che ha dichiarato: “Loro sapevano dall’inizio che questa gravidanza non avrebbe avuto buon fine, perché hanno costretto mia sorella a letto senza dirle il rischio che correva e senza farle delle analisi per vedere se c’era o non c’era un’infezione?”.

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