Ragazza violentata, 11 chiamate di lei ai carabinieri: “Nessuno ha risposto”

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La ragazza violentata a Catania aveva provato svariate volte a contattare i carabinieri (Pixabay)

La ragazza violentata a Catania da tre coetanei racconta ciò che ha dovuto subire, accusando anche un amico che ha ignorato le sue richieste, e c’è altro.

Assume dei risvolti inquietanti il caso della ragazza violentata a Catania da tre giovani tutti di buona famiglia. La vicenda è venuta alla luce ieri, ed ora emerge un nuovo dettaglio. La 19enne, di nazionalità statunitense, aveva inviato dei messaggi vocali su Whatsapp nei quali il suo tono era spaventatissimo. “Per favore aiutami, ci sono dei ragazzi, non voglio”. Destinatario un suo amico, il quale però avrebbe ignorato la richiesta fingendo di non aver capito e dicendo anche di non avere l’auto per poterla raggiungere. Poi hanno fatto seguito ben undici telefonate ai carabinieri, tutte andate a vuoto dal momento che mai è stato possibile per la vittima mettersi in contatto con un operatore. Ora i tre ragazzi sono stati tutti sottoposti a fermo con l’accusa di violenze. Si chiamano Roberto Mirabella, Agatino Spampinato e Salvatore Castrogiovanni, e hanno 19 anni i primi due e 20 il terzo. I delinquenti hanno filmato tutto con i loro smartphone, vantandosi della ‘impresa’ che stavano compiendo mentre sbeffeggiavano la ragazza.

Ragazza violentata, l’amico al telefono ha finto di non capire

Stando a quanto riportato dall’edizione odierna del quotidiano ‘La Repubblica’, il primo messaggio all’amico da parte della ragazza violentata è partito alle 23:12. “Io sto male, aiuto me” aveva scritto l’americana. In un vocale di un paio di istanti dopo si sente uno dei tre stupratori dire: “Compare, te la posso dire una cosa? A chidda ma isu iu”, una conferma di quelle che erano le cattive intenzioni dei tre. Che hanno caricato la vittima su un’auto per poi portarla in un luogo isolato dove poter compiere il misfatto. “Aiuto, aiuto, sono nell’auto” scrive l’americana all’amico. Dopo mezzanotte riesce a far capire di trovarsi sul lungomare, e la violenza viene registrata in diretta con i tre che la chiamano e lei che tenta disperata di sottrarsi. Ai carabinieri la ragazza ha detto di aver inviato un ultimo messaggio alla persona che non l’ha soccorsa: “Ti odio davvero”, le sue parole.

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i tre si difendono ma Whatsapp li inchioda

E poi ha aggiunto di avergli inviato 5 vocali e di averlo provato a telefonare per due volte, ma l’altro diceva sempre di non star capendo. Ora tutte le prove documentate sono a disposizione della Procura di Catania, con il gip che ritiene i tre violentatori perfettamente in grado di comprendere. Quindi sembra difficile per la difesa di quest’ultimi poter trovare qualche appiglio. La vittima, che si trova in Italia da tre mesi ospite di una famiglia e che lavora come baby sitter, ha anche detto di aver chiesto loro di fermarsi mentre piangevo. “Mi capivano, hanno finito dopo un’ora”. Uno dei tre si è avvalso della facoltà di non rispondere, gli altri due sostengono invece che la giovane sarebbe stata consenziente, anche se un pò brilla. Cosa smentita però dai messaggi inviati su Whatsapp. Poi c’è anche la testimonianza di due baristi: con uno di loro gli stupratori si sarebbero vantati, l’altro invece ha notato il gruppo mentre portavano la 19enne in bagno.

 

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