Il dramma dell’ex atleta Antibo: combatte contro una gravissima malattia

Antibo
(Mike Powell/Allsport

Il dramma dell’ex atleta azzurro Antibo: combatte contro una gravissima malattia. 

Correva i 5mila e i 10mila metri come e talvolta meglio degli africani, ora la sua lotta non è più sulla pista d’atletica, ma nella vita contro un problema grave che lo affligge da tempo. Lui è Salvatore Antibo, il corridore siciliano che fece sognare gli italiani come quando vinse l’oro nei 5000 metri agli Europei di Spalato dopo essere caduto a terra. Totò Antibo ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport nella quale ha raccontato la sua storia e il dramma che lo ha colpito.

Il dramma di Totò Antibo

La malattia si manifesta proprio in pista, nel 1991 a Tokyo durante i mondiali. Antibo è in testa poi il blackout: “Non ricordo nulla. Non ho mai voluto rivederla quella gara. Negli spogliatoi non capivo, pensavo si dovesse ancora gareggiare. Polizzi mi spiegò: ‘Sei arrivato ultimo, Totò’. Le visite mediche confermarono: epilessia”.

“A 3 anni avevo sbattuto la testa: forte trauma con ematoma nella parte sinistra. Ma nessuno se ne accorse. Il piccolo male è rimasto in sonno, come un vulcano. Nel ‘90 ho avuto un incidente d’auto mentre ero con la mia ex fidanzata, di nuovo un colpo al cranio. Lì si è risvegliato il piccolo male”.
Dopo quell’episodio provò a continuare: “I dottori mi avevano tolto l’idoneità, piansi come un bambino. Li supplicai: decisero di ridarmela a patto che firmassi lo scarico di responsabilità e prendessi le medicine. I farmaci erano una mazzata, mi sentivo fiacco. Senza avrei vinto l’Olimpiade del 1992 a Barcellona e invece sono arrivato 4°, come nel 1984 a Los Angeles. Lì ero uno sprovveduto, corsi la finale coi piedi devastati dalle piaghe perché avevo commesso la fesseria di usare nelle batterie delle scarpe nuove”. 
La situazione oggi? “So bene che il piccolo male mi tallonerà per sempre, ma almeno avrei uno scopo per tentare di staccarlo. Sarebbe la mia vittoria più grande”.

 

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