Napoli, bimbo ucciso: le domande della sorellina sopravvissuta ai medici

Napoli, bimbo ucciso dal patrigno: le domande della sorellina sopravvissuta al massacro lasciano i medici senza parole. 

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Continuano ad emergere dettagli inquietanti e difficile anche da raccontare in merito a quanto accaduto a Cardito in provincia di Napoli. Tony Essobdi, l’uomo che ha ucciso il figlio di 7 anni della sua compagna e ferito molto gravemente la sorellina, ha confessato il crimine commesso dopo diverse ore di interrogatorio. L’uomo ha spiegato di aver picchiato i due bambini con calci e pugni in preda all’ira dopo che giocando i due avevano rotto la sponda del lettino. Ha spiegato di non aver usato il manico di scopa come indicato subito dopo il fatto, ma di aver agito a mani nude. In queste ore emergono anche le prime frasi che la sorellina sta pronunciando in ospedale. La bimba, che i medici hanno descritto in “condizioni raccapriccianti, ma in lenta ripresa e non in pericolo di vita”, non è mai stata lasciata sola e ha sempre al suo fianco almeno due infermiere che si prendono cura di lei e soprattutto la ascoltano provando a rispondere alle sue domande. La piccola Noemi parla anche dell’uomo che ha ucciso il suo fratellino e pone molte domande. Si chiede e chiede perché quell’uomo li picchiava sempre e gli psicologi che quotidianamente la vedono proveranno a darle le risposte giuste, ma di certo non sarà un compito semplice. La bimba non sa ancora cosa è successo a suo fratello, secondo i medici non è ancora il momento di dirglielo e di spiegarglielo. Sarà sicuramente un momento delicatissimo che va affrontato con tutta calma.

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Bimbo ucciso a Napoli, il patrigno nega di aver utilizzato la scopa

Nel corso del lungo interrogatorio, Essobdi ha confessato di aver perso le staffe perché Giuseppe e Noemi, giocando a rincorrersi per casa, avevano rotto il bracciolo del letto appena comprato. Dopo l’accaduto si è scagliato con veemenza contro i bambini per punirli, la cameretta nuova era costata tanti sacrifici a lui e la compagna e averla danneggiata a suo avviso meritava una punizione. I risultati di questa decisione sono quelli noti a tutti, ma l’uomo sostiene di non aver mai voluto oltrepassare il limite e spiega che non ha utilizzato la scopa contro i piccoli. In molti, tra siti e giornali (anche noi lo abbiamo fatto seguendo le informazioni pervenute a riguardo in rete) hanno infatti riportato l’utilizzo della scopa come strumento per la punizione, ma l’uomo ha sostenuto di averla rotta per la rabbia prima di scagliarsi contro i bambini.

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