Reddito di cittadinanza: ecco cosa succede a chi rifiuta il primo lavoro

(Websource / archivio)

Si restringono i margini di manovra per i tanto paventati “furbetti” del reddito di cittadinanza: per chi non accetta la prima offerta di impiego scatteranno infatti severi controlli.

Ormai siamo al fotofinish: domani il Consiglio dei ministri dovrebbe esaminare il decreto legge su “reddito di cittadinanza” e “quota 100”, dopo le ultime riunioni tecniche di ieri e oggi per mettere a punto il testo. L’accelerazione del governo sembra essere dovuta al fatto che, se il provvedimento non sarà varato al più presto, sarà impossibile che poveri e pensionati vedano i primi assegni già ad aprile. Già ora c’è il rischio che i sussidi arrivino con mesi di ritardo, anche se con gli arretrati da aprile, rispetto alla decorrenza prevista dalla bozza del decreto.

Intanto, come a rassicurare la sua base e mettere a tacere i detrattori, il vicepremier Luigi Di Maio ha lanciato un paio di messaggi anti-furbetti sul Rdc. Primo: “Conviene accettare la prima offerta di lavoro, perché se uno la rifiuta, mi fa pensare che sta lavorando in nero e scatta il controllo della Guardia di Finanza e dell’ispettorato del Lavoro”. (Ricordiamo che, secondo la bozza, la prima offerta di lavoro potrà essere fatta al titolare del sussidio entro 100 chilometri dalla residenza, la seconda entro 250 chilometri e la terza su tutta Italia). Inoltre, il Rdc (fino a 780 euro) “va speso entro il mese” in cui si riceve. Bando ai furbetti, dunque.

Il lungo iter del Reddito di cittadinanza

Certo, l’iter è ancora lungo. Una volta ricevuto il via libera dal Consiglio dei ministri, il decreto legge richiederà numerosi passaggi: decreti ministeriali, circolari Inps, accordo con le Regioni sui centri per l’impiego, assunzione di migliaia di “tutor”. E c’è da mettere in contro che arriverà una montagna di domande: la platea potenziale di richiedenti il Rdc è stimata in 1,7 milioni di famiglie (circa 4,9 milioni di persone) e quella dei candidati al pensionamento anticipato è di circa 315 mila lavoratori. In tutto sono più di due milioni di potenziali domande che, per il Rdc, si riverseranno in prima battuta sulle poste mentre per “quota 100” toccheranno direttamente l’Inps o i patronati.

E il tempo stringe. Per il Rdc, in particolare, l’Inps dovrà predisporre il modulo di domanda entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto, quindi più o meno entro la seconda metà di febbraio. Poi scatteranno tre passaggi complicati: la verifica di tutti i requisiti per l’accesso, la presa in carico dei beneficiari e l’inserimento al lavoro. La bozza di decreto legge prevede che la verifica dei requisiti reddituali e patrimoniali sia effettuata dall’Inps in soli 5 giorni, mentre quella su cittadinanza, residenza e permesso di soggiorno spetterà ai Comuni, che dovranno far dialogare le rispettive anagrafi per tutti i controlli incrociati del caso. Solo a quel punto potrà partire la ricerca vera e propria dell’agognato posto di lavoro.

EDS

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