Brexit, salta l’accordo con l’Ue: Theresa May ko

(Websource / archivio)

La bocciatura dell’intesa con Bruxelles segna una disfatta epica per la premier britannica. Che domani dovrà affrontare il voto di sfiducia.

Era dal lontano 1924 che il governo d’Oltremanica non subiva una sconfitta così catastrofica. L’accordo sulla Brexit tra la Gran Bretagna e l’Europa è stato affossato stasera a Westminster con ben 432 voti contrari, a fronte di appena 202 a favore. Ciò significa che la prospettata intesa è stata respinta non solo dalle opposizioni, per l’occasione a ranghi serrato, ma anche da oltre cento deputati dello stesso partito conservatore.

E ora? Le conseguenze della débacle sono immediate: già domani il Parlamento dibatterà e voterà una mozione di sfiducia contro il governo di Theresa May, presentata dal leader laburista Jeremy Corbyn. L’obiettivo della sinistra è quello di mettere l’esecutivo in minoranza e andare quanto prima a elezioni anticipate, con la mira di prendere il comando di Downing Street. Ma è difficile che ciò accada. I conservatori, infatti, per quanto scontenti del piano per la Brexit messo a punto dalla loro stessa premier, non hanno nessuna intenzione di consegnare la guida del paese a Corbyn, che considerano un pericoloso estremista di sinistra. In altre parole, probabilmente domani la maggioranza si ricompatterà e la signora May resterà al suo posto.

Se Londra piange, l’Europa non ride

Resta da capire quale potrà essere la futura direzione di marcia. Il volto teso della premier spiega meglio di mille parole quale e quanto sia il peso della sconfitta subita. Un esito che, tuttavia, non intaccherà la sua determinazione a portare a termine la Brexit, costi quel che costi. Non a caso May ha voluto “rassicurare il popolo britannico, che ha votato per lasciare l’Unione europea nel referendum di due anni fa. Ritengo che sia mio dovere portare a compimento quelle istruzioni: e intendo farlo”. Il punto non è “se”, dunque, bensì “come”.

A questo proposito, è il caso di notare che l’ipotesi di accordo appena bocciata lasciava la Gran Bretagna strettamente legata all’orbita europea, e proprio per questo gli euroscettici non l’hanno digerita. Neppure la soluzione diametralmente opposta – un no deal, ossia una catastrofica uscita dall’Ue senza alcun accordo – è considerata praticabile, visto che in assenza di un compromesso Londra sarà comunque automaticamente fuori dall’Unione allo scoccare della mezzanotte del 29 marzo. Bisognerà trovare una via di mezzo, ma non sarà facile, complice l’assenza di un “piano B” preconfezionato da sottoporre ai deputati. Ma, parafrasando un’antica massima, se Londra piange l’Europa non ride…

EDS

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