Reddito di cittadinanza, che cos’è: come funziona e chi ne ha diritto

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Reddito di cittadinanza, che cos’è: come funziona e chi ne ha diritto. Scopriamo direttamente leggendo il contenuto del testo del decreto che istituisce il Reddito di cittadinanza anche se il provvedimento per il momento è stato rimandato almeno di un’altra settimana. 

27 articoli per un totale di 23 pagine: questi i “numeri” della bozza di decreto legge su “quota 100” e sul “reddito di cittadinanza“. Il documento, pubblicato integralmente dal Corriere.it, è datato 4 gennaio e 2019 e, con correzioni marginali, potrebbe andare in consiglio dei Ministri già la prossima settimana. I primi 13 articoli sono dedicati al reddito e alla pensione di cittadinanza, cioè il sussidio a favore dei più poveri, tra i provvedimenti più attesi e cruciali per il governo in carica.

Ebbene, documento alla mano, il reddito/pensione di cittadinanza avrà decorrenza da aprile. La domanda potrà essere presentata presso gli uffici postali e presso i Caf previa convenzione ad hoc con l’Inps. L’assegno sarà uno per ogni famiglia (1,3 milioni i nuclei potenzialmente interessati) e potrà arrivare a un massimo di 780 euro al mese per un single e 1.330 euro per una famiglia di 5 persone con due minorenni. Si comporrà di due parti: una integrazione al reddito (fino a 500 euro al mese per un single) e un contributo non superiore a 280 euro mensili di cui beneficeranno solo le famiglie che vivono in affitto. Le domande saranno vagliate dall’Inps che, sempre secondo la bozza, “verifica, entro cinque giorni lavorativi, il possesso dei requisiti”, ma il controllo dei requisiti di residenza e soggiorno resta per il momento “in capo ai Comuni”. Infine, le somme spettanti saranno caricate su una carta prepagata per ogni famiglia ammessa al sostegno.

I requisiti per i beneficiari e le sanzioni per i “furbetti”

Veniamo ai requisiti. Potranno chiedere il Rdc (reddito di cittadinanza o pensione, nel caso la famiglia sia composta solo da ultra 65enni) i cittadini italiani, quelli dell’Unione europea e gli stranieri di altri Paesi con permesso di soggiorno di lungo periodo. Tutti, in ogni caso, dovranno risiedere in Italia “in via continuativa da almeno 10 anni al momento della presentazione della domanda”. Per esempio, un italiano che negli ultimi 10 anni abbia avuto per un certo periodo la residenza all’estero (perché magari aveva trovato lì un lavoro) non potrà presentare domanda. Risultano confermate le anticipazioni anche per quanto concerne i requisiti di reddito e patrimoniali, a partire da un Isee inferiore a 9.360 euro e redditi familiari sotto i 6.000 euro per un single. Dal Rdc verranno sottratti gli importi già percepiti per altre prestazioni assistenziali dallo Stato o dagli enti locali. Il Rdc potrà durare al massimo 18 mesi, rinnovabili dopo una sospensione di un mese.

Per i beneficiari gli obblighi, come annunciato, saranno molto severi, a partire da quello di “consultare quotidianamente l’apposita piattaforma digitale dedicata al programma del Rdc, volta a fornire supporto nella ricerca del lavoro” e accettare “almeno una di tre offerte di lavoro congrue”. Saranno ritenute tali quelle entro 100 chilometri dal luogo di residenza per i primi 6 mesi di fruizione del reddito, entro 250 chilometri per i mesi successivi. Dopo 12 mesi il titolare del Rdc dovrà accettare l’offerta congrua (anche se fosse la prima) pena la perdita del sussidio. La violazione di una delle regole del “Patto di lavoro” che deve essere sottoscritto da tutti i componenti maggiorenni della famiglia titolare del Rdc fa scattare una serie di sanzioni che vanno dalla sospensione del sussidio per alcuni mesi fino alla revoca dello stesso.

I beneficiari del Rdc che non venissero convocati entro 60 giorni dai centri per l’impiego riceveranno l’”assegno di ricollocazione” che potranno spendere presso agenzie private di collocamento, dove saranno affiancati da un tutor con il compito di trovare loro un’occupazione. Le famiglie di poveri dove non vi siano persone collocabili al lavoro sottoscriveranno invece un “Patto per l’inclusione sociale”. La carta Rdc non potrà essere utilizzata per spese relative al gioco d’azzardo, e per gestirla vengono istituite due piattaforme informatiche: il Siupl, per il coordinamento dei centri per l’impiego, e il Siuss, per il coordinamento dei comuni. Chi dichiara il falso per ottenere il Rdc oppure svolge un lavoro in nero mentre percepisce l’assegno rischia fino a 6 anni di carcere e non potrà richiedere il sussidio prima di 10 anni.

Gli incentivi per le imprese e il “salvagente” del governo

Il decreto prevede poi una serie di incentivi per le imprese che assumano titolari del Rdc: in caso di contratto a tempo indeterminato l’azienda che non licenzierà il lavoratore per almeno due anni incasserà la parte di Rdc non erogata al lavoratore, fino a un massimo di 18 mesi; e nel caso in cui l’assunzione sia intermediata da un’agenzia privata accreditata, il bonus verrà diviso a metà fra azienda e agenzia. Il beneficiario del sussidio che avvierà un’attività in proprio nei primi 12 mesi di fruizione dello stesso, continuerà a incassarlo per altri sei mesi.

Infine il provvedimento introduce una clausola di salvaguardia: se le domande fossero troppe e, di conseguenza, la spesa prevista eccedesse lo stanziamento a disposizione (6,1 miliardi nel 2019, 7,7 nel 2020, 8 nel 2021 e 7,8 dal 2022) il governo procederà alla “rimodulazione dell’ammontare del beneficio”, cioè ridurrebbe il tetto di 780 euro. Spetterà all’Inps monitorare le previsioni di spesa in base alle domande accolte e avvertire immediatamente il governo qualora le previsioni superassero il 90% dell’importo stanziato.

EDS

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