Manovra, gli italiani pagheranno di più? Aumento Iva e Web tax

Aumento Iva, Ires e web taxManovra 2019, ci sono misure introdotte che portano ad un inasprimento delle misure fiscali, gli aspetti più criticati sono Iva e Web tax.

Si è parlato a lungo dell’accordo trovato dal governo con l’Unione Europea per quanto riguarda la legge di bilancio 2019, ma ci si è spesso soffermati sul fattore principale (la percentuale di deficit), senza entrare nel particolare dei cambiamenti che tale accordo ha comportato. Di sicuro è stato tagliato il finanziamento alle leggi sul lavoro (reddito di cittadinanza) e sulle pensioni (quota 100), ma i tagli hanno riguardato anche altri settori come quello dell’innovazione che dopo la revisione della manovra riceverà solo un miliardo di euro, una cifra cospicua che però è ben al di sotto di quelle stanziate da altri Paesi (vedi la Francia che ne ha stanziati 10) che puntano sull’innovazione del mercato del lavoro per raccogliere frutti futuri.

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Manovra 2019: aumento Iva, Ires e web tax

Un altro aspetto critico della manovra riguarda l’amento delle aliquote come Iva e Ires. Se nel 2019 l’Iva rimarrà immutata, nel 2020 e nel 2021 potrebbe aumentare sensibilmente fino ad arrivare al 26,5% dall’attuale 22%. L’aumento dell’aliquota è legato a doppio filo al reddito di cittadinanza e alla riforma sulle pensioni, se il governo non dovesse trovare i finanziamenti per sostenere l’entrata a pieno regime delle due riforme si attiverebbero le clausole salvaguardia che comporta l’aumento dell’Iva. Il governo ha poi raddoppiato l’Ires, l’imposta dei redditi delle persone giuridiche (l’equivalente dell’Irpef), una misura che potrebbe comportare un grosso danno al settore terziario.

Infine molto criticata l’introduzione della web tax, una tassa sui ricavi derivanti dal settore web idealmente creata per contrastare l’evasione fiscale dei colossi dell’informatica, ma che rischia di affossare le aziende italiane già sottoposte a normale tassazione. La tassa riguarderà le aziende con ricavi pari o superiori ai 750 milioni di euro, 5,5 dei quali derivanti dal web.

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