Pensioni Quota 100, come cambia dopo l’accordo sulla manovra con l’UE

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Pensioni Quota 100, come cambia dopo l’accordo sulla manovra del governo con l’UE. 

E’ stato finalmente trovato l’accordo tra governo italiano e Unione Europea sulla manovra economica. Scongiurato il rischio così di apertura della procedura di infrazione da parte dell’UE per sforamento del deficit. Ovviamente il governo Conte ha dovuto rinunciare a qualcosa e soprattutto a dilatare i tempi di attuazione delle due riforme più attese anche dall’elettorato di Lega e 5 Stelle: Reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni con introduzione della Quota 100.

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Pensioni Quota 100: ecco come cambia la riforma

A dispetto di quanto sostenuto da molti il premier Conte ha ribadito che quota 100 partirà nei tempi già previsti dalla manovra originaria. La riforma prevede dunque che dal 2019 e fino al 2021 sarà possibile andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi. Per farlo ci saranno tre finestre che non sono uguali per tutti: 3 mesi per i dipendenti del settore privato; 6 mesi per quelli pubblici e 2 in più per gli insegnanti. Lo stanziamento totale per questo tipo di intervento è di 4,7 miliardi e le persone che dovrebbero beneficiarne sono circa 800mila in tutto il triennio, 350mila nel 2019.

Come funziona Quota 100

La famosa quota 100 consiste nella possibilità di andare in pensione in anticipo al raggiungimento dei 62 anni d’età, purché si abbiano almeno 38 anni di contributi (la somma per l’appunto fa 100). Va sottolineato che i 38 anni di contributi restano anche per età successive e questo vuol dire che a 63, 64, 65 e 66 anni la quota 100 diventerà in realtà 101, 102. 103 e 104. A 67 anni invece si potrà andare in pensione con le vecchie modalità e perciò con 20 anni di contributi versati.

La possibilità di andare in pensione con la quota 100 e quindi in anticipo rispetto alla normale pensione di vecchiaia è e resta una scelta volontaria. Va anche ricordato che l’uscita anticipata dal mondo del lavoro comporterà un abbassamento dell’assegno della pensione che in alcuni casi potrà essere anche del 25% in meno. Inoltre chi sceglie questa opzione non potrà cumulare l’assegno con redditi da lavoro.

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