Caso Laura Luelmo, il vicino confessa: “L’ho uccisa io”

(Websource / archivio)

La giovane prof sarebbe stata uccisa dal vicino di casa, ora in manette: “Ha confessato”.

Clamorosa svolta nel caso di Laura Luelmo, la giovane insegnante di 26 anni scomparsa una settimana fa e ritrovata morta lo scorso lunedì in una zona di campagna. La Polizia ha arrestato un vicino di casa della ragazza, un 50enne pluripregiudicato, che avrebbe confessato l’omicidio negando però di aver perpetrato violenze sessuali sulla vittima. Si andrebbero dunque definendo i contorni di una vicenda che ha tenuto col fiato sospeso tutta la Spagna (e non solo): la giovane insegnante, originaria di Zamora, nel nord-ovest del Paese, era arrivata all’inizio di dicembre nel piccolo centro di El Campillo (Huelva), circa 600 km più a sud, in Andalusia, dove era stata chiamata per una supplenza. Appena arrivata, però, aveva subito notato la presenza inquietante di un vicino che incontrava spesso e non smetteva mai di fissarla. Laura ne avrebbe anche parlato con il suo fidanzato durante alcune telefonate, confessandogli le sue paure. Paure che, purtroppo, si sono rivelate fondate.

E’ proprio sulla base di quanto riferito dal fidanzato di Laura che la Polizia aveva subito inserito il 50enne Bernardo Montoya nella lista dei sospettati. Quando il corpo di Laura è stato ritrovato, due giorni dopo la segnalazione della sua scomparsa, la stessa Polizia ha iniziato a indagare per omicidio e poco dopo ha arrestato il sospettato numero uno, al termine di un lungo inseguimento per le campagne, per poi sottoporlo a un interrogatorio. Montoya aveva già scontato 22 anni di carcere per vari reati, ma la condanna più dura gli era stata inflitta per aver assassinato, nel 1996, una donna di 81 anni che avrebbe dovuto testimoniare contro di lui in un processo per rissa.

Le ultime ora di vita della giovane prof

Nel corso del lungo interrogatorio Montoya ha tentato di depistare gli investigatori, ma alla fine ha confessato il delitto: “Le ho teso una trappola: mi aveva chiesto un’indicazione e io l’avevo mandata in un vicolo cieco, dove l’ho rapita per poi sbattere la sua testa contro la mia auto, lasciandola incosciente e legandole le mani dietro la schiena. Poi l’ho caricata sul bagagliaio e l’ho portata in campagna, dove ho provato a violentarla, ma senza riuscirci. Vi giuro che non c’è stata alcuna violenza sessuale, non ci sono riuscito anche se lei era priva di sensi. Mi sono spaventato, a quel punto avevo deciso di abbandonarla nel campo senza lasciare tracce”.

L’omicida reo confesso avrebbe poi spiegato di essersi disfatto degli oggetti personali della vittima, e in particolare del cellulare e delle sue scarpe da corsa, gettandoli in diversi cassonetti della zona. Oggi, intanto, Montoya è stato condotto sul luogo del rinvenimento del cadavere per una più precisa ricostruzione dei fatti. Non sono mancati momenti di tensione all’uscita dal carcere, con la folla che gli gridava contro: “Assassino!” e “Siamo tutti Laura”. Ora gli investigatori stanno cercando di ricostruire le ultime ore di vita della ragazza: secondo quanto risulta dall’autopsia, Laura è morta almeno 72 ore dopo la sua scomparsa. Il timore è che si sia spenta solo dopo una lunghissima agonia, ma serviranno ulteriori indagini per poterlo stabilire con certezza.

EDS

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