“Siamo contro l’aborto e ci perseguitano”, la denuncia di ProVita Onlus

Denuncia ProVita OnlusIn questi giorni l’associazione pro life ‘ProVita Onlus’ ha lamentato una presunta persecuzione ai suoi danni da parte dell’amministrazione comunale di Roma.

Nel corso di questo 2018 l’associazione ‘ProVita Onlus‘ ha aumentato il suo impegno per diffondere il proprio messaggio in favore della vita. Le azioni intraprese dalla Onlus sono state manifestazioni in piazza e diffusione di volantini e manifesti a sostegno della lotta contro l’aborto e l’utero in affitto. Tali iniziative sono state duramente criticate ed avversate sia dall’opinione pubblica che da varie amministrazioni comunali. Nei mesi scorsi, infatti, è stato imposto il divieto di affissione di manifesti che raffiguravano una donna incinta ed indicavano l’aborto come la prima causa di femminicidio nel mondo.

La provocazione insita in quel messaggio ha suscitato scalpore ed indignazione tale da convincere il sindaco di Roma e l’amministrazione comunale a far rimuovere i manifesti. Recentemente la misura si è ripetuta nella sede di ProVita. Pare infatti che le forze dell’ordine siano entrate in sede ed abbiano obbligato i membri dell’associazione a rimuovere un manifesto raffigurante un feto ad 11 settimane di distanza dal parto, abbinando all’obbligo anche una corposa multa.

La denuncia di ProVita Onlus

A dare notizia dell’accaduto è stato il presidente dell’associazione Toni Brandi che a tal proposito scrive in uno comunicato rivolto ai propri sostenitori: “Sembra che l’amministrazione romana voglia accanirsi contro Pro Vita. Così il municipio ha inviato degli agenti della polizia, che ci hanno fatto visita in sede…”, spiega il presidente di ProVita che poi aggiunge: “Perché? Per sanzionare e rimuovere il manifesto che avevamo esposto in vetrina (all’interno della nostra sede). Quasi 500,00 euro di sanzione. Cosa diceva questo manifesto di così sovversivo? Istigava alla violenza? Diffamava qualcuno? No. Affermava delle semplici verità sul bambino in grembo…”.

Nel prosieguo del messaggio Brandi si chiede se tale censura possa essere considerata lecita o se si tratta semplicemente di un modo per metterli a tacere poiché portatori di una verità scomoda: “Pazzesco. Non è questa una dittatura abortista? La verità è che gli abortisti non sopportano la verità sulla vita prenatale. L’immagine stessa del bambino in grembo li spaventa”. La convinzione di essere nel giusto motiva l’associazione a non mollare la presa su una lotta che viene condivisa da milioni di italiani.

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