Nasce EXPLORER, lo scanner determinante nella lotta contro il cancro

Due ricercatori dell’Università della California Davis hanno creato un dispositivo diagnostico rivoluzionario: uno scanner che dà un’immagine in 3D del corpo umano e che sarà determinante nella lotta contro il cancro.

Due scienziati dell’Università della California Davis, hanno ideato un macchinario per la diagnostica capace di scansionare in 3D l’intero corpo umano nell’arco di pochi secondi. Le immagini della messa a punto del prototipo sono divenute già virali in rete a causa della portata che una tale rivoluzione arrecherebbe in campo medico: “Il compromesso fra qualità dell’immagine, tempo di acquisizione e dose di radiazioni iniettate varierà in base alle differenti applicazioni, ma in ogni caso possiamo eseguire delle scansioni migliori, più veloci e con una dose di radiazioni inferiore rispetto a quelle finora disponibili”, ha dichiarato Simon Cherry, uno delle due inventori dello Scanner EXPLORER.

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Scanner EXPLORER, il dispositivo diagnostico fondamentale nella lotta contro il cancro

I ricercatori Simon Cherry e Ramsey Badawi dell’Università della California Davis, a Sacramento, per realizzare il prototipo del rivoluzionario scanner hanno collaborato la United Imaging Healthcare di Shanghai, società che ha materialmente costruito il macchinario basandosi sull’idea illuminata dei due professori universitari e che si occuperà di produrlo, distribuirlo e commercializzarlo in ambito sanitario.
Il progetto concepito da
Simon Cherry e Ramsey Badawi nacque dall’esigenza di riuscire a scansionare l’intero corpo del paziente in pochissimo tempo, ma con una qualità d’immagine più definita rispetto ai dispositivi diagnostici tradizionali. Lo scanner diagnostico tridimensionale oltre all’alta qualità dell’immagine e alla velocità con cui esegue la propria funzione, è anche in grado di farlo con una dose molto più bassa di radiazioni rispetto ai dispositivi al momento in uso negli ospedali. Questo particolare risulta essere fondamentale perché permetterà di poter effettuare, se necessario, diversi screen sullo stesso paziente ma, soprattutto, di poter effettuare l’esame anche su malati pediatrici. I “piccoli umani”, infatti, potranno godere di tecniche diagnostiche che siano veloci e poco invasive, diversamente da come accade oggi, dove alcuni esami sono, purtroppo, preclusi al campo della cura infantile. Per effettuare l’esame, infatti, è stato calcolato che occorra una dose di radiazioni 40 volte inferiore a quella di cui necessita un dispositivo tradizionale. Nello specifico, lo screen rivoluzionario combina la tecnologia PET (ossia la tomografia a emissione di positroni) con lo screen per la CT (tomografia computerizzata a raggi X) rendendo possibile catturare l’immagine 3D total body del paziente in un’unica scansione. Nel comunicato stampa diramato dall’ateneo dell’UC Davis, i creatori dello Scanner EXPLORER assicurano che basteranno al massimo 30 secondi per tracciare il percorso svolto dai farmaci nel sistema cardiovascolare del paziente o scansionarne l’intera figura.

L’invenzione di un tale dispositivo promette di rivoluzionare il trattamento di malattie considerate tutt’oggi quasi imbattibili, come neoplasie nella loro forma più aggressiva, e di aiutare il medico a visualizzare perfettamente il “nemico” con cui dovrà confrontarsi ancor prima di iniziare l’intervento chirurgico. La diffusione delle cellule tumorali, infatti, sarà perfettamente osservabile.
Il macchinario diagnostico ha fatto la sua primissima apparizione sui social mostrando agli utenti il modo in cui il glucosio viene assorbito dall’organismo. Le prime immagini ufficiali dello scanner, però, sono state mostrate a Chicago, il 24 novembre scorso, durante la conferenza annuale della Radiological Society of North America. La scansione ha lasciato il mondo della scienza medica a bocca aperta come, d’altronde, era accaduto anche ai suoi stessi inventori. Simon Cherry, eminente professore del Dipartimento di Ingegneria biomedica dell’università pubblica di Davis, ha, infatti, dichiarato: “Per anni ho immaginato come sarebbero state le immagini, ma nulla avrebbe potuto prepararmi agli incredibili dettagli che siamo riusciti a vedere nella prima scansione”. La stessa sensazione ha rapito sin dalle prime immagini anche Ramsey Badawi, direttore di medicina nucleare e vicepresidente per la ricerca presso il Dipartimento di Radiologia dell’UC Davis: “Il livello di dettaglio è stato sorprendente, soprattutto dopo che abbiamo migliorato il metodo di ricostruzione. Grazie a EXPLORER possiamo vedere caratteristiche che non si vedono nelle normali scansioni PET. Inoltre, la sequela dinamica che mostra il radiotracciante, un’iniezione di glucosio in una vena delle gambe, che si muove lungo il corpo visto in 3D onestamente è stata strabiliante. Non esiste nessun altro dispositivo che possa ottenere dati come questi negli esseri umani, quindi è davvero una novità”, ha dichiarato con entusiasmo lo scienziato.

I due professori hanno iniziato a progettare lo strumento diagnostico nel 2005 e nella loro idea ha creduto in primis il National Cancer Institute, che ha finanziato la loro ricerca con 1,5 milioni di dollari e, successivamente, anche il National Istitutes of Health, che ha investito sull’ingegno dei due ricercatori ben 15,5 milioni di dollari.

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Marta Colanera

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