Femminicidio: cosa vuole dire e perché è un’emergenza

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(Pixabay)

Femminicidio: cosa vuole dire questa espressione, la casistica e perché negli anni in Italia è diventato una vera e propria emergenza.

Un “bollino rosso” per dare priorità ai casi di violenza sulle donne: questa la proposta di qualche giorno fa del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che ha voluto così riaffermare la necessità di porre un freno a un fenomeno gravissimo, quello degli uomini che uccidono le donne. Ma cosa intendiamo per femminicidio e davvero siamo di fronte a un’emergenza?

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Cosa intendiamo per femminicidio e perché è un’emergenza

Partiamo rispondendo alla seconda domanda con un dato: fino al 2014, un caso su cinque di omicidio riguardava le donne, mentre lo scorso anno il rapporto è divenuto di uno a due. “La mattanza non si ferma e cosa si sta facendo per fermare questa terribile ondata di violenza?”, domanda a tal proposito la presidente del Telefono Rosa nazionale Maria Gabriella Carnieri Moscatelli. Ancora più grave e sottovalutato il dato dell’incidenza dei casi che si consumano – per così dire – tra le mura domestiche.

Il dizionario Treccani indica il femminicidio come “omicidio di donne da parte di uomini, in particolare come conseguenza di mentalità e comportamenti di stampo sessista” ed evidenzia che “nel nostro Paese, è ormai in crescita costante: se nel 2005 morivano 84 donne per mano violenta e motivi esclusivamente legati a misoginia e sessismo, nel 2010 si è raggiunto il numero di 127 persone”. Più complessa la definizione di una deputata ed antropologa messicana, che parla di “una violenza di genere estrema contro le donne prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato attraverso varie condotte misogine. Queste violenze messe in atto a livello sociale pongono la donna in una posizione indifesa e di rischio. Possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all’insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia”.

In sostanza, il femminicidio non deve intendersi in senso stretto come omicidio di una donna, ma riguarda anche un aspetto più ampio della violenza di genere. Nel nostro codice penale, non è contemplato il reato di femminicidio, ma ci sono aggravanti per la violenza di genere entrate in vigore col Decreto Legge 14 Agosto 2013 n. 93, che è stato convertito con modifiche dalla Legge 15 Ottobre 2013 n. 119. Forse però non è stato fatto abbastanza e in questo senso i dati sono chiari: fa infatti scalpore il caso dello straniero che massacra la giovane italiana (si pensi al terribile caso di Pamela Mastropietro), ma sono troppi i casi di femminicidio che cadono rapidamente nel dimenticatoio, semmai emergano a livello mediatico. L’identikit della donna vittima di violenza è difficile da delineare, però i dati evidenziano che oltre un quarto delle donne uccise nel 2016 è di nazionalità non italiana e nel 41,1% dei casi l’autore risulta italiano. Secondo gli stessi dati, nove volte su dieci una donna italiana viene uccisa da un italiano. Dati che devono portare a interrogarci sul ruolo della donna nella società occidentale, prima ancora che considerare il disprezzo per il sesso femminile come un fatto “importato” da altre culture.

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