Federica De Luca, la donna uccisa col suo bimbo dal marito: tutta la storia

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Federica De Luca uccisa dal marito, da cui voleva separarsi, con il figlioletto di 4 anni; la mamma: “Ragazze, se avete un mostro accanto, scappate subito”.

Federica De Luca venne uccisa a Taranto il 7 giugno del 2016 dall’uomo che diceva di amarla e di amare il loro bambino, strappato alla vita a soli 4 anni. La madre della 29enne tarantina, Rita Lanzon, nonostante l’autore del folle gesto sia morto suicida, decise il mese successivo alla morte della figlia (e del nipote) di scendere in piazza con le foto della figlia, vittima di percosse oltre che dell’omicidio per mano del marito. La donna ha voluto esporsi a un ulteriore dolore quando portò in piazza le foto della figlia, ma lo fece per uno scopo più alto: salvare altre donne vittime di abusi alle mano dei propri carnefici. Rita Lanzon non ha mai abbandonato il suo obiettivo e ha impegnato la sua vita e gran parte delle sue forze per sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo il tema, spesso ancora sottovalutato, della violenza sulle donne e del femminicidio.

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Federica De Luca, uccisa perché voleva separarsi: lotta in sua memoria Rita Lanzon

Federica De Luca fu strangolata in casa dal marito, Luigi Alfarano, perché voleva separarsi da lui. L’uomo era uno dei coordinatori delle attività promozionali dell’Associazione nazionale tumori e dopo una violenta lite con la moglie, avvenuta proprio a causa dell’imminente separazione, l’ha uccisa e ha poi rivolto un’arma prima contro il figlioletto di 4 anni e, poi, contro se stesso. La formalizzazione dell’avvenuta separazione fra i coniugi sarebbe avvenuta durante quello stesso pomeriggio nessuno si sarebbe aspettato da quell’uomo ordinario un gesto tanto folle, o quasi nessuno: “Federica è stata massacrata di botte. Mio nipote ucciso con un colpo di pistola alla testa, siamo stati noi a trovarlo ormai privo di vita. Io ed Enzo siamo stati presenti sempre nella vita di nostra figlia, se penso che ci sono sfuggiti quei minuti, gli ultimi minuti, non mi do pace. Ma ripeto non c’erano state avvisaglie. Luigi non sembrava un uomo aggressivo, ma molto chiuso questo sì: un aspetto del suo carattere che, forse, ho sottovalutato. Federica era molto innamorata. Lo aveva visto per la prima volta da bambina, a 13 anni, quando, dopo la morte di un’amica, pensare com’è la vita, aveva voluto fare un’esperienza di volontariato all’Ant. Poi si erano incontrati nuovamente. Io non ho mai accettato di buon grado il loro matrimonio e non per la differenza di età. Ora non lo so, non riesco a spiegare, ma forse queste cose una madre le sente”, ha dichiarato Rita Lanzon dopo la fiaccolata del 7 luglio 2016, indetta in ricordo di sua figlia. La 29enne era una donna nel fiore degli anni che lavorava come arbitro della Fipav e che, all’improvviso, un martedì sera come tanti, venne ritrovata senza vita al terzo piano dello stabile di via Galera Montefusco, a Taranto, in casa propria. Secondo la ricostruzione svolta dagli inquirenti, Luigi Alfarano, suo marito, di 50 anni, avrebbe prima picchiato la moglie per poi strangolarla e lasciare l’appartamento assime al figlio Andrea. Il piccolo è stato, quindi, trasportato in auto dal padre nella casa di campagna, sita sulla statale 106, e ucciso con un colpo alla nuca. L’omicida ha poi adagiato il bambino sul letto e, stesosi accanto a lui, si è sparato con la stessa arma.

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Fu proprio la madre di Federica ad accorgersi che qualcosa non andava ma, ormai, era già troppo tardi: “Questa volta è successo a noi, alla nostra unica figlia e a nostro nipote. Ma ora basta: Federica era una ragazza forte, lo facciamo anche e soprattutto in suo nome questa battaglia, so che avrebbe voluto così. […] tante ragazze arrivano in ospedale dopo aver subito violenza e non trovano il coraggio di denunciare. È alle donne soprattutto che mi rivolgo, mostrando la foto di mia figlia dico: vi prego, denunciate, ribellatevi”, ha dichiarato Rita Lanzon che, oggi, sarà ospite a Domenica In per supportare le troppe donne vittime di abusi e contribuire a farsì, per quanto possibile, che una storia tanto triste non capiti mai più.

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Marta Colanera

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