Morbillo, ecco tutto quel che c’è da sapere

(Websource / archivio)

Quali sono i sintomi del morbillo? Come e quando va effettuato il vaccino? Quali sono rischi per bambini, adulti e anziani? Ecco un breve vademecum sulla malattia. 

Il morbillo – di cui la cronaca è tornata a fare parare anche oggi –  è una malattia infettiva che colpisce spesso i bambini tra 1 e 3 anni (per tale motivo è detta “infantile”), dura tra i 10 e i 20 giorni ed è causata da un virus del genere morbillivirus (famiglia dei Paramixovidae). Si trasmette solo nell’uomo e i malati vengono isolati nel periodo di contagio. E una volta contratto dà un’immunizzazione teoricamente definitiva: in altre parole, non ci si ammalerà più per il resto della vita. Così spiega Epicentro, il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica a cura del Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità.

I sintomi del morbillo non sono gravi: la malattia provoca principalmente un’eruzione cutanea, simile a quelle della rosolia o della scarlattina. Le prime avvisaglie sono simili a quelle di un raffreddore (tosse secca, naso che cola, congiuntivite) con una febbre che diventa sempre più alta. A seguire appaiono dei puntini bianchi all’interno della bocca e, dopo 3-4 giorni, l’eruzione cutanea caratteristica (esantema), con piccoli punti rosso vivo prima dietro le orecchie e sul viso, poi su tutto il resto del corpo. L’eruzione dura da 4 a 7 giorni, e l’esantema comincia a scomparire dal collo. La desquamazione della pelle potrebbe protrarsi un po’ più lungo.

Come difendersi dal morbillo

Le complicazioni sono abbastanza rare, ma il morbillo è pur sempre responsabile di un numero compreso tra i 30 e i 100 decessi ogni 100.000 persone colpite, per cui non va assolutamente sottovalutato. Le complicazioni sono dovute principalmente a superinfezioni batteriche – otite media, laringite, diarrea, polmonite o encefaliti – e si riscontrano soprattutto nei neonati, nei bambini malnutriti o nelle persone immunocompromesse. In genere la diagnosi si fa solo per osservazione clinica. Eventualmente, dopo 3 o 4 giorni dall’eruzione, si possono ricercare nel siero degli anticorpi specifici diretti contro il virus del morbillo.

Quanto al periodo di incubazione, è di circa 10 giorni: comincia all’entrata del virus nell’organismo e termine all’insorgenza della febbre. La contagiosità si protrae fino a 5 giorni dopo l’eruzione cutanea ed è massima tre giorni prima, quando si ha la febbre. A tale proposito è il caso di ricordare che il morbillo è una delle malattie più trasmissibili: il contagio avviene tramite le secrezioni nasali e faringee, probabilmente per via aerea tramite le goccioline respiratorie che si diffondono nell’aria quando il malato tossisce o starnutisce. E non esiste una cura specifica. Si possono trattare i sintomi, ma non la causa: paracetamolo per abbassare la febbre, sciroppi per calmare la tosse, gocce per gli occhi. Da segnalare anche il rischio di prematurità per i bambini con madre infetta durante la gestazione.

Fondamentale è il vaccino. Quello del morbillo appartiene ai vaccini vivi attenuati: si tratta di un complesso vaccinale contro il morbillo, la parotite e la rosolia (Mpr). Gli esperti raccomandano una prima dose del Mpr prima del 24° mese di vita, preferibilmente al 12-15° mese, con un richiamo verso 5-6 anni o 11-12 anni. Fino al 6°-9° mese, il neonato può essere protetto dagli anticorpi che gli vengono dalla madre (se immunizzata). La durata di immunizzazione del neonato è però inferiore se la madre è stata immunizzata da un vaccino e non dal morbillo stesso. La vaccinazione, come per tutti i vaccini vivi attenuati, non viene effettuata negli individui con deficit immunitario o sotto terapia immunosoppressiva (corticoidi, antineoplastici, antirigetto) né, per precauzione, nelle donne incinta o che desiderano esserlo entro un mese dalla somministrazione. E’ invece consigliata alle persone infette da Hiv che non hanno ancora sviluppato l’Aids.

EDS

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