Emanuela Orlandi, ossa ritrovate: “Ci devono delle spiegazioni”

La famiglia di Emanuela Orlandi chiede spiegazioniDopo il ritrovamento di ossa umane nella Nunziatura Apostolica di via Po a Roma, il legale della famiglia Orlandi chiede spiegazioni sulla vicenda.

In seguito al ritrovamento di ossa umane nella Nunziatura Apostolica di via Po, la gendarmeria Vaticana ha immediatamente contattato la polizia italiana per informarla del ritrovamento e permettere loro di svolgere le indagini. Il ritrovamento delle ossa è stato immediatamente collegato ai casi di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, le due 15enni scomparse nel 1983 di cui non si è mai saputo il destino. La probabile svolta nelle indagini ha fatto si che la polizia aprisse un fascicolo per omicidio e nei prossimi giorni le analisi sulle ossa daranno conferma dei sospetti degli investigatori.

Intanto la famiglia Orlandi, attraverso il proprio legale Laura Sgrò, chiede maggiori informazioni sul ritrovamento e sul collegamento tra le ossa e la scomparsa di Emanuela: “Chiederemo alla procura di Roma e alla Santa Sede in che modalità sono state trovate le ossa e come mai il ritrovamento è stato messo in relazione con la scomparsa di Emanuela Orlandi o Mirella Gregori. Il bollettino emesso dalla Santa Sede fornisce poche informazioni”.

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Caso Emanuela Orlandi, un mistero che dura da 35 anni

La Procura di Roma ha dato priorità alle indagini sul ritrovamento delle ossa, il che non assicura che questo possa dare dei risultati immediati su un caso che rimane un mistero. Emanuela Orlandi è scomparsa nel 1983, un mese dopo che era scomparsa una sua coetanea Mirella Gregori. I due casi di sparizione sono stati spesso uniti nelle indagini, sebbene le due ragazze non avessero frequentazioni comuni né si conoscessero in alcun modo. Non è la prima volta che vengono analizzate delle ossa che si pensa possano appartenere ad una delle due 15enni scomparse, lo stesso accadde nel 2012: in quella occasione vennero riesumate oltre 400 ossa dalla cripta in cui era sepolto il capo della banda della Magliana (Renatino De Pedis), ma le analisi non diedero alcun risultato.

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