Allarme Etna: “C’è il rischio di uno tsunami”. L’esperto fa chiarezza

(Websource / archivio)

Uno tsunami scatenato dall’Etna: l’allarme rimbalza da qualche ora sui principali siti di notizie. Ecco la verità.

Non bastavano le vittime e i danni provocati dal maltempo che in queste ore sta flagellando l’Italia e l’allarme terremoto dopo le recenti scosse avvertite in tutto il Sud Italia. Da un capo all’altro della Rete (e non solo) sta assumendo grande rilievo la notizia secondo cui un versante dell’Etna, il vulcano attivo più grande d’Europa, starebbe lentamente scivolando in mare e potrebbe causare uno tsunami, qualora dovesse improvvisamente collassare. L’ipotesi ha scatenato un certo allarmismo, essendo stata rilanciata da centinaia di realtà online (googlare per credere). Ma è davvero fondata? I colleghi di Newnotizie.it hanno contattato il Professor Marco Viccari, docente di Geochimica e Vulcanologia presso l’Università degli Studi di Catania e membro dell’Ingv, per cercare di fare chiarezza sull’effettivo stato delle cose.

Le probabilità di una nuova catastrofe legata al vulcano

L’Etna si muove (poco) ed è uno dei vulcani più monitorati al Mondo, ma secondo l’esperto la notizia in questione, circolata nelle ultime settimane, “presenta un quadro parecchio distorto delle reali dinamiche che caratterizzano il vulcano Etna”. Infatti “numerosi studi precedenti rispetto a quello in questione hanno già dimostrato che il fianco orientale del vulcano sia soggetto a deformazione, più precisamente a un movimento molto lento (ordine dei millimetri all’anno) verso est, ovvero verso mare. Questi movimenti possono subire accelerazioni oppure essere più amplificati (ordine dei centimetri all’anno) in concomitanza di attività eruttiva”.

“Il nuovo studio – prosegue Viccari – oltre a confermare questo trend a terra, presenta una serie di dati originali che evidenzia come questo movimento prosegua anche a mare, al largo della costa ionica antistante all’Etna a profondità di circa 1000-2000 metri. Sul fatto che nel Maggio 2017 ci sia stata un’accelerazione con produzione di uno spostamento di 4 cm, pur essendo un dato scientificamente molto valido, ciò non deve sorprenderci. Deformazioni molto più consistenti sono state osservate nel recente record dell’attività vulcanica etnea, ad esempio nel corso dell’importante eruzione del 2002-2003 quando furono registrati spostamenti persino nell’ordine del metro/i. Eppure siamo qui, senza alcun fianco che catastroficamente finisce a mare. L’Etna quindi si muove e continuerà a muoversi, ma lo fa con scale temporali ed estensione dei processi che raramente potranno esser percepiti dall’uomo senza l’ausilio di strumentazioni scientifiche.

Lo studioso ricorda inoltre che “ad oggi, l’Etna è probabilmente uno dei vulcani più monitorati al mondo insieme a quelli americani monitorati attraverso le reti dell’USGS” e che “il rischio di uno tsunami nel Mediterraneo c’è, ma non a causa dell’Etna”. Per essere più precisi, “il rischio di eventi catastrofici è altamente improbabile, semplicemente perché in materia di rischio non si può mai parlare di rischio nullo. Per intenderci, in una giornata con tempo sereno la probabilità di essere colpiti da un fulmine è prossima allo zero, ma non è nulla. Estenderei invece la questione considerando altri fattori geologici extraEtna come potenziali cause comportanti scenari di rischio rilevanti”.

Il pensiero va ai recenti fenomeni sismici registrati in Grecia, ma “molte altre aree del bacino Mediterraneo sono caratterizzate da elevata sismicità con terremoti attesi che possono superare il 6° o 7° grado di magnitudo Richter. È chiaro che un terremoto del genere con epicentro in Grecia, Turchia, etc. può avere effetti che a cascata possono avere ripercussioni anche sul territorio italiano”. “L’allarmismo non serve a nulla – conclude Viccari – , ma abbiamo il dovere di diffondere e far penetrare a tutti i livelli della società la consapevolezza che viviamo su un territorio, a qualsiasi scala lo si voglia considerare, geologicamente molto attivo”.

EDS

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