Tagli alle pensioni, chi dovrà rinunciare ai suoi soldi per il contributo di solidarietà

Pensioni quota 100
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Tagli alle pensioni, chi dovrà rinunciare ai suoi soldi per il contributo di solidarietà. 

Si chiama contributo di solidarietà e in sostanza è il taglio delle pensioni più alte per permettere l’innalzamento di quelle più basse. In base a quanto emerso dalle discussioni in atto in questi giorni per mettere a punto il testo del disegno di legge di Bilancio da presentare al più presto al Parlamento si andrà verso il taglio delle cosiddette pensioni d’oro con un contributo di solidarietà a partire da quelle sopra i 4500 euro netti al mese. Il taglio dovrebbe colpire in maniera progressiva con diversi scaglioni proporzionati al netto mensile percepito. Usiamo il condizionale perché al momento le cifre sono ancora tutte da definire.

Pensioni quota 100, le ultime novità

Si sta discutendo molto anche della famosa Quota 100 che permetterebbe di andare in pensione anticipata con 62 anni d’età e 38 di contributi. L’assegno mensile per chi sceglie questa opzione dovrebbe essere più basso del 20 o 25% e questo dovrebbe scoraggiare molti a scegliere questa opzione permettendo così ai 6,7 miliardi stanziati per l’anno prossimo di essere sufficienti per questa misura. Di Maio rassicura sul fatto che non si tratterà di una norma transitoria di uno o due anni come fatto trapelare dall’Unione Europea.

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Quota 100, chi può usufruirne

Innanzitutto va chiarito che nel decreto si parla di una soglia minima di contributi di 38 anni per raggiungere il totale di 100 tra età e versamenti, soglia che deve essere sempre presente qualunque sia l’età. Per cui si potrà andare in pensione già a 62 anni con 38 anni di contributi, ma dovendo rimanere questa quota fissa se si andrà in pensione a 63, 64 o 65 anni la quota diverrà 101, 102, 103. Questa nuova norma secondo le prime stime dovrebbe favorire soprattutto i dipendenti pubblici. Infatti pare che circa 380mila lavoratori per quanto riguarda il 2019 potrebbero usufruire della pensione anticipata, e di questi quasi 150mila sono dipendenti pubblici. Ricordiamo inoltre che si tratta comunque di una scelta su base volontaria che, se non fatta, vi porterà ad andare normalmente in pensione a 67 anni di età.

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