La sindaca di Roma Virginia Raggi censura la campagna contro l’utero in affitto “Due uomini non fanno una madre” ed è polemica.
Si chiama “Due uomini non fanno una madre” la nuova campagna del movimento ProVita contro l’utero in affitto. Una campagna che si è ritrovata subito al centro delle polemiche. “La nostra iniziativa intende sottolineare ciò che non si dice e non si fa vedere dell’utero in affitto, perché noi siamo dalla parte dei più deboli, i bambini, ma anche per la salute delle donne, trattate come schiave e ignare dei rischi per la salute a cui si espongono”, evidenzia Toni Brandi, presidente di ProVita.
Leggi anche –> Nichi Vendola: “Non chiamatelo utero in affitto, non è corretto”
Polemiche sulla censura della campagna contro l’utero in affitto
Gli fa eco Jacopo Coghe di Generazione famiglia, che è stato anche promotore del Family Day: “L’utero in affitto è vietato in Italia e i bambini non si comprano perché sono soggetti di diritto e non oggetti. Con l’utero in affitto la dignità delle donne viene calpestata per accontentare l’egoismo dei ricchi committenti. Dall’immagine si vede bene cosa manca a questo bambino: la mamma”. Ma non sono tutti della stessa opinione.
La testimonianza sta nel fatto che due donne sindaco, di due grandi città italiane ed esponenti del Movimento 5 Stelle, ovvero Virginia Raggi e Chiara Appendino, rispettivamente prime cittadine di Roma e Torino, hanno usato toni forti di censura nei confronti della campagna contro l’utero in affitto.
La sindaca della Capitale ha osservato: “La strumentalizzazione di un bambino e di una coppia omosessuale nell’immagine del manifesto offende tutti i cittadini”. Peraltro, a suo dire, il messaggio e l’immagine veicolati dal cartellone “mai autorizzato da Roma Capitale e dal Dipartimento di competenza” violano le prescrizioni previste al comma 2 dell’art. 12 bis del Regolamento in materia di Pubbliche affissioni di Roma Capitale. Le fa eco la Appendino: “Ma due persone che si amano fanno una famiglia. Continuerò le trascrizioni e non smetterò di dare la possibilità a questo amore di realizzarsi”.
Così, almeno nella Capitale, i manifesti vengono rimossi e le associazioni contestano: “Cara Virginia Raggi, dopo aver trascritto in modo illegale gli atti di nascita di bambini con genitori dello stesso sesso, hai obbedito agli ordini della Cirinnà via twitter – che ti ha dettato di richiamare il codice etico di #RomaCapitale – e alle lobby Lgbt”.
Leggi tutte le nostre notizie di viaggi, cronaca, attualità e curiosità anche su Google News