Dopo la condanna definitiva di Massimo Bossetti per l’omicidio della giovanissima Yara Gambirasio, tornano alla mente le storie di famosi omicidi che hanno invaso per mesi e anni le cronache italiane. Che fine hanno fatto quelle persone condannate in via definitiva per terribili omicidi? Molte di loro sono libere di fare la spesa, lavorare e vivere la loro vita e hanno scontato, per vari motivi, meno degli anni previsti dalle loro pene.
Anna Maria Franzoni: ai domiciliari con molti permessi
La Franzoni venne condannata a 16 anni di carcere per l’omicidio avvenuto nel 2002 di suo figlio Samuele. Dopo 6 anni di carcere le sono stati concessi gli arresti domiciliari e lei è tornata a vivere col marito Stefano, il suo primo figlio ora 24enne e il bimbo nato l’anno successivo all’omicidio di Samuele. Tra i permessi dei quali può godere quello di uscire 4 ore al giorno per svolgere le sue attività quotidiane e in sostanza ciò che vuole. Una perizia psichiatrica ha stabilito che non ci sia il pericolo che uccida di nuovo.
Erika e Omar, i due fidanzatini killer entrambi liberi
Erika e Omar sono i responsabili del famigerato massacro di Novi Ligure. I due uccisero la mamma di Erika, Susanna Cassini, e il fratellino 11enne, Gianluca. Lei venne condannata a 16 anni di carcere mentre lui a 14 anni. Nel 2010 lui sfrutta l’indulto e viene liberato. A lei tocca l’anno successivo. Oggi lui ha 35 anni ,è sposato, ha un figlio e un lavoro come barista. Lei, che in carcere si è laureata in Lettere moderne scrivendo una tesi su «Socrate e la ricerca della verità negli scritti platonici» lavorava in un negozio che poi è stato chiuso e si lamenta perché il suo passato non le permette di trovare lavoro molto facilmente.
Olindo e Rosa sono in carcere, ma non mancano i permessi
Olindo e Rosa Bazzi hanno massacrato con una ferocia inaudita Paola Galli, sua figlia trentenne Raffaella Castagna, il piccolo figlioletto Youssef di appena due anni d’età e una donna che abitava in un appartamento confinante, Valeria Cherubini. Lui si trova al carcere di Opera dove si occupa di coltivazione dell’orto e giardinaggio, lei nel carcere di Bollate dove confeziona vestiti e lavora come sarta. Ogni 15 giorni esce dal carcere e viene portata ad Opera dove può incontrare suo marito.