Pensioni, Quota 100: via dal lavoro 5 anni prima, ma con pensione più bassa

Pensioni
(Websource)

Pensioni: l’introduzione della quota 100 permetterà ai lavoratori di andare in pensione con 5 anni di anticipo rispetto al limite previsto, ma questo comporterà un abbassamento del vitalizio del 25%.

Inserita nel contratto di governo e sbandierata come misura per superare “l’iniqua” legge Fornero, la quota 100 fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle si presenta come un’arma a doppio taglio per i lavoratori: questa infatti permette sì di andare in pensione con 5 anni di anticipo rispetto a quanto previsto dall’attuale legge, ma ha anche dei bruschi risultati sull’assegno pensionistico. Senza contare il fatto che la quota 100 considera solamente quei lavoratori che hanno cominciato a lavorare in un’età intermedia e che da quel momento hanno avuto una stabilità contributiva (non considera dunque i precari), una situazione che di questi tempi è sempre più rara.

Leggi anche -> Pensioni Quota 100, Boeri attacca: “Penalizza donne e giovani”

Pensioni: la quota 100 comporta l’abbassamento del vitalizio

Da un’analisi fornita da Progetica (pubblicata sul ‘Corriere della Sera‘) risulta che la tanto decantata quota 100 ha effetti consistenti solamente per quei lavoratori che hanno iniziato a contribuire a partire dalla fascia d’età 22-26 anni ed hanno continuato a farlo senza che ci siano dei buchi nella contribuzione. Per loro, infatti, si presentano le giuste condizioni per ottenere il pensionamento con 5 anni e 6 mesi di anticipo, poiché a 62 anni hanno raggiunto già 38 anni di contributi. Per tutti gli altri, chi ha cominciato presto (a 18 anni) e chi ha cominciato tardi (30 anni), i vantaggi rispetto alla legge attuale si assottigliano notevolmente, per non parlare di quei lavoratori che, soggetti a contratti a tempo determinato, hanno dovuto staccare la contribuzione per diverso periodo.

Tralasciando per il momento le categorie non considerate (la maggior parte nella situazione lavorativa odierna), è bene sottolineare che anche per i privilegiati (fascia 22-26 con contribuzione continua) non è tutto oro quello che luccica: secondo l’analisi, infatti, questi posso decidere di andare in pensione con oltre 5 anni d’anticipo, ma se lo faranno si vedranno ridotto l’assegno pensionistico del 25%.

Leggi le nostre notizie anche su Google News

Impostazioni privacy