Massimo Bossetti non mangia più: “Io, prigioniero di Stato”

massimo bossetti
(screenshot video)

Condannato dalla Cassazione all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, Massimo Bossetti non mangia più: “Io, prigioniero di Stato”.

Venerdì sera, è stato scritto l’ultimo atto del processo per la morte di Yara Gambirasio, la ragazzina è scomparsa il 26 novembre del 2010 ed è stata ritrovata priva di vita il 26 febbraio del 2011. Condannato all’ergastolo Massimo Bossetti, il muratore di Mapello unico imputato nel processo. Della vicenda però continua a parlarsene, anche perché il muratore di Mapello, dalle mura del carcere, continua a proclamarsi innocente.

Leggi anche –> Massimo Bossetti condannato: urla in carcere contro il muratore

Massimo Bossetti: il sostegno dei detenuti e le dure accuse

Il suo avvocato, Claudio Salvagni, a Pomeriggio Cinque, ha oggi dato una lettura diversa delle urla che si sono sentite provenire dal carcere di Bergamo subito dopo la sentenza, spiegando che sarebbero state a sostegno di Massimo Bossetti: “Sappiamo benissimo che tra i carcerati c’è un codice interno: un uomo che va in galera per un delitto così efferato non ha mai l’appoggio dei suoi compagni di cella”. Il legale ha evidenziato: “Non ha più forze Massimo, si professa innocente e non vuole credere a questa sentenza”.

Massimo Bossetti, in carcere, non sarebbe in sciopero della fame: “È un uomo morto dentro, è completamente svuotato, non mangia non per protesta, ma perché proprio non ci riesce”, sottolinea il legale dell’uomo. Il muratore di Mapello, secondo quanto scrive il quotidiano ‘Il Giorno’, ha evidenziato: “Se il sistema è convinto che sono stato io, perché non mi ha dato la perizia? Allora c’è il dubbio. Se siete sicuri che sono colpevole, perché non ho avuto questa possibilità? Prima di condannare uno al carcere a vita”. Poi ancora: “Sono in vita per la mia famiglia. Grazie a Dio la mia famiglia mi è rimasta vicino”. Bossetti ha quindi concluso: “Non credo più nella giustizia. Sono stato condannato senza avere la possibilità di difendermi. Ogni sera speravo che i giudici mi dessero la perizia. Adesso mi sento addosso un peso enorme. Mi sento un prigioniero di Stato”.

Leggi tutte le nostre notizie di viaggi, cronaca, attualità e curiosità anche su Google News

Impostazioni privacy