Lady Gaga, la malattia mentale e il suicidio: la commovente lettera

Lady Gaga
(Getty Images for Warner Bros)

La famosa pop star americana Lady Gaga ha pubblicato una lettera sulla malattia mentale ed il suicidio per sensibilizzare l’opinione pubblica su problemi spesso sottovalutati e stigmatizzati come la depressione e le malattie mentali.

La pop star americana Lady Gaga cerca da diverso tempo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui disturbi mentali. Di recente ha confessato di soffrire di disturbo post traumatico dovuto ad una violenza sessuale subita quando era ancora una ragazzina e spesso nelle sue canzoni parla di depressione, patologie mentali e suicidi nella speranza di evidenziare l’importanza di trovare una soluzione ad un problema che causa la morte di 800 mila persone ogni anno.

Proprio oggi, in occasione della 23a giornata mondiale della salute mentale, la cantante ha pubblicato sul ‘Guardian‘ una lettera commovente sull’argomento, scritta con la collaborazione del presidente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Dr. Tedros Adhanom Ghebreyesus. L’intento è quello di sfruttare la notorietà della cantante per far giungere il messaggio al maggior numero di persone possibili, far capire loro che c’è chi può aiutarli e comprenderli e convincere gli altri che la malattia mentale non è motivo valido per abbandonare e stigmatizzare le persone; ma anche di convincere i governi e l’industria dello spettacolo a mettere la salute mentale in cima alla lista delle priorità da risolvere.

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Nella bella lettera scritta a quattro mani si legge che le persone che ricorrono al suicidio sono tutte: “Figli e figlie, amici o colleghi, amati membri delle nostre famiglie e comunità” e che per questo motivo non bisogna abbandonarle a loro stesse: “La stigmatizzazione sociale, la paura e la mancanza di comprensione aggravano la sofferenza di coloro che ne sono colpiti e impediscono l’azione coraggiosa di cui c’è disperatamente bisogno da troppo tempo”, spiega infatti Gaga in un passo successivo della lettera.

La cantante analizza il problema da un punto di vista sociale ed evidenzia come ancora oggi non ci sia la giusta attenzione, anzi: “Eppure, nonostante si tratti di un problema universale, ancora abbiamo difficoltà a parlarne apertamente o a offrire terapie e risorse adeguate. Nelle famiglie e comunità spesso rimaniamo in silenzio per colpa della vergogna, secondo la quale chi ha malattie mentali è una persona con minor valore oppure colpevole della propria sofferenza”.

La ritrosia generale ad affrontare l’argomento e la paura di trovarsi accanto o di fronte a qualcuno che soffre, alimentata dal pregiudizio, portano ad una carenza di strutture e ad un errato trattamento del problema: “In troppi luoghi i servizi di supporto non esistono e coloro che hanno patologie trattabili vengono criminalizzati – letteralmente incatenati in condizioni disumane, tagliati fuori dal resto della società senza speranza”. La lettera si conclude con una lista di statistiche agghiacciante e con un interrogativo che suona come una condanna dell’indifferenza: “800mila persone si uccidono ogni anno. Cosa possiamo fare?”.

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