Lo spread scende a 283 punti: tasso Btp al 3,31%

(Getty Images)

Il differenziale Btp-Bund scende sotto la fatidica quota facendo registrare in apertura un valore di 284 punti base, per poi risalire a 295 e infine chiudere a 283, col rendimento del decennale italiano al 3,31 per cento.

Chiude in deciso calo lo spread tra Btp e Bund, toccando la soglia dei 283 punti base, rispetto ai 303 della chiusura di ieri. Il rendimento del Btp decennale è a quota 3,31 per cento dopo la fiammata al 3,44 per cento di ieri, massimo dalla primavera 2014. Positivo l’andamento di Piazza Affari, che in apertura ha fatto registrare un +1,28 per cento, per poi rallentare e, col proseguire delle contrattazioni, chiudere a +0,84 per cento.

La dinamica del differenziale dei rendimenti è direttamente legata alla “sorpresa” per il rapporto deficit/Pil, indicato al 2,4 per cento, che ha costretto i fondi che si erano posizionati al rialzo sui Btp, scommettendo su un calo dello spread, a chiudere le posizioni. Di lì è partita una violenta speculazione al ribasso. Le vendite di questi giorni sono state particolarmente violente. Basti ricordare che alla vigilia della comunicazione sul deficit il rendimento dei Btp a 2 anni viaggiava intorno allo 0,8 per cento, mentre ieri è volato fino a un massimo di seduta all’1,6 per cento.

Il fattore Grecia

Il “messaggio” che si cela dietro questi numeri è che l’Italia si sta allontanando sempre di più dal resto di Eurolandia e, al contempo, si sta pericolosamente avvicinando al Paese che ha innescato la crisi dell’euro: la Grecia. Il differenziale di rendimento tra i Btp a 10 anni e gli analoghi titoli greci, infatti, si è nettamente ridotto rispetto ai livelli di inizio 2018 (era a quota 197 punti a gennaio, mentre in questi giorni è sceso sotto i 100 punti base come non accadeva dal 2009). E la distanza che separa la Germania dall’Italia è pari al triplo di quella che separa Roma da Atene. E lo spread con la Spagna ha superato nei picchi di massima tensione quota 190 punti, come non si era verificato neppure durante la crisi di fine 2011.

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