Bimbo di 13 anni picchia e uccide la sorellina di 4 anni con 17 coltellate

Bimbo di 13 anni uccide
(Websource)

Un bimbo di 13 anni hapicchiato la sorella di 4 anni e dopo averla strangolata l’ha colpita con un coltello 17 volte. Per l’atroce delitto è stato condannato a 40 anni di carcere.

I dettagli dell’omicidio della piccola Ella (4 anni) sono controversi e disturbanti. Secondogenita di Charity Lee, una donna americana di 32 anni, nel 2007 si trova in casa con il fratello e la baby sitter. La ragazza quella sera torna prima a casa poiché il primogenito di Charity, Paris, la convince che a breve si sarebbe messo a letto e che avrebbe badato lui alla sorella in caso di necessità (il bimbo aveva 13 anni all’epoca). Le intenzioni di Paris, però, erano ben diverse: appena la baby sitter ha lasciato l’appartamento, il bimbo è entrato nella camera della sorellina, l’ha picchiata, strangolata ed infine l’ha colpita con un coltello per 17 volte.

Compiuto l’atroce atto di violenza nei confronti della sorella, il bimbo ha chiamato un amico per parlare come se nulla fosse successo, conclusa la telefonata ha chiamato i soccorsi. Il ragazzino è stato portato in centrale per l’interrogatorio ed ha detto agli agenti di aver sentito una presenza demoniaca che possedeva la sorella, quindi di aver provato a liberarla.

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Bimbo picchia ed uccide la sorellina di 4 anni: la polizia informa la madre

Nel frattempo la madre si trovava al lavoro, Charity aveva il turno di notte nella caffetteria in cui lavorava come cameriera. La donna era sicura che tutto andasse bene, d’altronde con i bambini c’era una persona fidata e non poteva immaginare che il figlio avesse dentro un tale istinto. Nel corso del turno sono giunti alla caffetteria due agenti ed un cappellano che hanno comunicato alla donna la morte della figlia e l’arresto del figlio come unico colpevole dell’omicidio: “Volevo morire -dice la donna alla ‘BBC’- ma non potevo, in fondo avevo ancora un figlio”. Non poteva capacitarsi di come il figlio avesse potuto compiere simili atrocità e per un primo periodo è caduta in depressione: “Non facevo che piangere, ho perso 15 chili in due settimane, è stato devastante”.

Nel corso di questi 11 anni, Charity è andata sempre a trovare il figlio in prigione. Sin dalla condanna ha notato che il figlio ha perso se stesso, presenta uno sguardo vitreo, assente . La donna dice di non aver smesso mai di amare il figlio ed è per questo motivo che continua ad andarlo a trovare. Nel frattempo ha ricucito i pezzi della sua vita, ha fondato un’associazione per le vittime di crimini violenti intitolata alla figlia ed è diventata madre di un altro bambino, Phoenix.

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