Andrea Delogu, dramma della droga: l’eroina, i genitori, San Patrignano

Andrea Delogu sta per iniziare una nuova avventura in tv, ma di recente ha raccontato il dramma personale che l’ha coinvolta sin da quando è nata e che riguarda i suoi genitori.

Andrea Delogu

Viene da una infanzia difficile, ma la voglia di lasciarsi tutto alle spalle e di emergere ha avuto la meglio. Ed ora la bella Andrea Delogu è diventata uno dei volti più apprezzati della tv.

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Andrea Delogu, classe 1982, è nata a Cesena ma è cresciuta nella comunità di San Patrignano all’interno della quale i suoi genitori l’hanno concepita. Loro erano lì per disintossicarsi dalla droga.

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Intervistata da Repubblica ha parlato così della sua particolare infanzia: “Ho avuto un’infanzia felice. Mio padre era l’autista e l’uomo di fiducia del capo della comunità. Per questo lo vedevo poco, era spesso fuori. Anche mamma aveva un lavoro, si occupava di fotografie. Avevamo una nostra casa e mangiavamo tutti a mensa. Per me era normale vivere in mezzo a 2.000 persone”.

Lei stessa svela che con il mondo dello spettacolo le cose erano cominciate presto. “Avevo 13 anni e Cristina D’Avena si esibiva a Rimini. Il presentatore dovette assentarsi all’ultimo minuto e allora ci pensai io a sostituirlo. Mi accorsi che la mia voce amplificata piaceva, e così mi sono decisa a sfondare in questo ambiente”.

Andrea Delogu e la lotta dei genitori con la droga

Difatti poi è arrivato l’esordio in radio, con un andamento tale da impressionare anche un mostro sacro come Renzo Arbore. E la 36enne ribadisce di non essersi mai montata la testa. “Non ho mai pensato al fatto di avere successo. In comunità poi vivevo una esistenza tutto sommato normale. I miei genitori invece no, hanno combattuto contro la droga ed alla fine ce l’hanno fatta. Certo, lì ci voleva tanta disciplina, una cosa che porto sempre dentro con me.

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Forse è anche per questo che faccio fatica a legare con gli altri, ma quando poi ci riesco l’amicizia è per sempre”. Come mai la scelta del nome Andrea? “Mio padre voleva un maschio. E da piccola ho studiato karate, così l’ho convinto a farmi tornare tardi a casa quando uscivo. “Se sei capace di difenderti da sola va pure”, mi diceva.

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