Firenze, “i milioni per l’Africa sui conti del cognato di Renzi e dei fratelli”

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I fratelli ed il cognato di Renzi sono sotto indagine con l‘accusa di riciclaggio ma la riforma Orlando rischia di fermare il procedimento giudiziario.

Andrea Conticini, marito di Matilde Renzi, sorella del segretario del PD ed i suoi due fratelli, Alessandro e Luca Conticini, sono finiti sotto accusa nel 2016 per aver creato una onlus che, secondo le indagini, serviva ai soggetti come copertura per degli illeciti. Nello specifico i tre uomini sono accusati di riciclaggio e su Luca ed Alessandro Conticini pende anche l’accusa di appropriazione indebita aggravata. Nonostante le solide basi su cui l’accusa avrebbe fondato il procedimento giudiziario la riforma Orlando rischia di mandare in fumo buona parte dell’indagine poichè la nuova legge prevede che il reato di appropriazione indebita possa essere perseguito solo a seguito di querela sporta dalle parti offese.

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La riforma Orlando rischia di lasciare impunito il reato dei appropriazione indebita commesso, secondo l’accusa, da Alessandro e Luca Renzi

La Play Therapy Africa, secondo la ricostruzione dell’accusa, era la onlus che riceveva generose donazioni da parte della Fondazione Pulitzer, di Unicef e di altri enti benefici per lo più australiani ed americani. Lo scopo dichiarato dell’ente Play Therapy Africa era quello di utilizzare il denaro ricevuto per sostentare e finanziare attività benefiche per i bambini africani di Sierra Leone, Eritrea e Burundi. Secondo la procura di Firenze che si è occupata delle indagini, però, dei 10 milioni di dollari raccolti buona parte sarebbe approdata direttamente sui conti degli indagati. 6,6 milioni di dollari sarebbe, per l’esattezza, la somma sottratta dal coniuge della sorella di Matteo Renzi e dai due fratelli dell’uomo, Alessandro e Luca Conticini. I Pubblici Ministeri, Giuseppina Mione e Luca Turco, che hanno diretto in questi due anni il procedere delle indagini, hanno inseguito le tracce lasciate dal denaro sottratto e sono arrivati alla reale destinazione finale dei fondi. L’indagine è partita dai dubbi sollevati da Monika Jephcott, l’allora direttrice di Play Therapy ltd della sede di Londra, e da questi le indagini hanno iniziato a prendere forma ricollegandoli ad anomali movimenti bancari segnalati dalla Banca d’Italia. I dubbi manifestati da Monika Jephcott riguardavano l’impiego stesso del denaro devoluto alla onlus fondata da Alessandro Conticini, il quale è sotto indagine con l’accusa di riciclaggio. La Play Therapy ltd, disponeva infatti di almeno 3,8 milioni di dollari donati da Unicef tra il 2008 ed il 2013 e di 5,5 milioni di dollari dati tra il 2009 ed il 2016 dalla Fondazione Pulitzer. Inoltre la direttrice aveva riferito di almeno altri 900mila dollari donati da ong quali Undp, France Volontaires, Mobility without barriers foundation, Oak, Australian High Commission, Avsi e Fxb. L’elevato ammontare di denaro non è apparso, quindi, come impiegato nello scopo dichiarato dell’associazione ed i Pubblici Ministeri hanno convenuto che i soldi siano finiti direttamente nella Cassa di Risparmio di Rimini a Castenaso, sul conto di Conticini. Da lì i soldi sarebbero poi stati fatti confluire dal cognato di Renzi verso le seguenti società: la Quality Press Italia, la Eventi6 di Rignano e la Dot Media di Firenze. I fratelli Alessandro e Luca Conticini sono, inoltre, accusati anche di appropriazione indebita aggravata per aver usato il denaro sottratto alla onlus per un prestito obbligazionario da 798mila euro e per un investimento immobiliare in Portogallo. Nonostante sia stato notificato ai tre fratelli l’invito a comparire in aula il 14 giugno scorso nessuno di loro si è presentato dinnanzi ai giudici: “I tempi della difesa li decide la difesa”, ha dichiarato il loro avvocato Federico Bagattini. La riforma Orlando, però, potrebbe portare al decadimento di parte dell’indagine perchè la legge prevede che il reato di appropriazione indebita possa essere perseguibile solo se le onlus che hanno donato i proventi alla Play Therapy ltd decideranno di sporgere querela personalmente contro il suo fondatore Andrea Conticini.

Marta Colanera

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