Genova, papà con la leucemia rimanda le cure: “Devo portare mia figlia al saggio”

Genova, papà con la leucemia rimanda le cure: "Devo portare mia figlia al saggio"
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A Genova un padre malato di leucemia ha chiesto al medico curante di poter rimandare le cure per assistere al saggio di danza della figlia.

Un giovane padre sardo ha scoperto da poco di dover continuare a lottare contro un cancro aggressivo. Una malattia, la leucemia, che nonostante le cure è tornata più volte in maniera aggressiva costringendolo a cicli di chemioterapia pesanti (nel periodo delle cure è stato costretto a saltare giornate di lavoro) al fine di combattere un male difficile da sconfiggere. A cinque anni di distanza dalla prima diagnosi di leucemia, l’uomo ha avvertito nuovamente dolori intensi alla schiena e si è recato dal medico curante, il dottor Angelucci; le analisi hanno confermato la sensazione del paziente e del medico. A questo punto il paziente ha chiesto al medico di ritardare le cure: “Vorrei rinviare l’inizio della terapia di una decina di giorni. Quello che basta per poter andare al primo saggio di danza della mia bambina e accompagnarla sul palco nel ballo finale, insieme a tutti gli altri papà”.

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Il dottore concede al paziente di partecipare al saggio della figlia

Nel migliore interesse del paziente la richiesta sarebbe stata fuori luogo, iniziare il prima possibile le cure è un modo per aumentare le chance di sopravvivenza e sperare di mantenere il paziente in vita in vista di un trapianto di midollo osseo. In questo caso, però, il medico ha ritenuto che si potesse fare uno strappo alla regola, il motivo lo ha spiegato al ‘Corriere della Sera‘: “Ci sono situazioni in cui l’aspetto “umano” nel senso di vivere emozioni importanti della vita può permettere di correre coscientemente rischi maggiori di quelli normalmente tollerati. Cerco sempre di far capire a pazienti e familiari quale può essere la conseguenza a lungo termine di alcuni comportamenti e tendo a far prevalere l’aspetto tecnico-professionale, particolarmente quando la prognosi è ancora aperta. Ma ho anche capito che ascoltare i malati e le loro necessità è cruciale in questo mestiere”. In questo modo il padre è salito sul palco con la figlia ed ha vissuto un momento importante che porterà per sempre con se, adesso non resta che attendere che le cure ed il successivo trapianto gli permettano di viverne altri.

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