Reggio Calabria, ospedale cura le fratture con i cartoni: “È solo la punta dell’iceberg”

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Al Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria le fratture vengono curate con i cartoni e, per gli addetti ai lavori, questa è solo una delle mancanze del policlinico.

Alcuni fra gli operatori dell’ospedale ed i pazienti dimessi dal Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria hanno reso nota, attraverso la pubblicazione di alcuni reperti fotografici, una situazione che sembrerebbe inverosimile. I pazienti che si presentano presso la struttura sanitaria di Reggio Calabria ed a cui viene diagnosticata una frattura sarebbero, secondo quanto riferito, rimandati a casa con una fasciatura di “cartone”. I medici, interrogati sulle motivazioni di tale scelta, riferiscono di essere costretti a questa soluzione ‘alla buona’ a causa delle mancanze della struttura ospedaliera. Di notte, infatti, quando il reparto di Ortopedia del Grande ospedale metropolitano è chiuso, i medici di turno sono costretti a stabilizzare i pazienti con i cartoni, cosa che accade ormai da molto tempo.

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All’ospedale di Reggio Calabria le fratture vengono stabilizzate con i cartoni: le motivazioni

Durante la notte il reparto di Ortopedia del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria rimane chiuso a causa dell’orario ridotto e la situazione sia per i medici e gli infermieri sia per i pazienti che riportano delle fratture si complica, e non di poco. La spiegazione per ‘il rimedio casingo’ con cui i dottori sono costretti a curare le lesioni dei pazienti si deve a molte concause. Il reparto Ortopedia è aperto solamente dalle 8 del mattino alle ore 20, dopo di che, secondo quanto riportato dall’equipe medica del Grande ospedale, occorre arrangiarsi. Durante l’orario di chiusura, infatti, i pazienti che hanno fratture vengono gestiti direttamente dal Pronto soccorso ma “Gli infermieri, a cui spetta il compito di immobilizzare le parti fratturate, a volte non sono in grado di svolgere quel compito, visto che nessuno ha mai pensato di far seguire loro un corso di aggiornamento”, riferisce un medico della struttura. Inoltre: “Il Pronto soccorso non procede con l’approvvigionamento del materiale perché la farmacia dell’ospedale impone precisi limiti di spesa, in ossequio alle direttive del direttore generale Frank Benedetto e alla necessità di raggiungere il pareggio di bilancio”, racconta un membro dello staff medico del Grande Ospedale. Riguardo la questione Angelo Ianni, primario del Pronto Soccorso, ha spiegato che le ingessature di cartone sono state effettuate a causa dello scarso numero di stecche pneumatizzate presenti nel reparto e per la difficoltà di reperirne di nuove. Secondo Angelo Ianni, comunque, l’ausilio del cartone sarebbe una pratica prevista per le immobilizzazioni temporanee ma, alla dichiarazione, ha ribattutto per le rime il segretario aziendale del sindacato Anaao-Assomed: “È il classico caso in cui, purtroppo, le immagini si commentano da sole. Nemmeno in un ospedale del terzo mondo gestito dai medici di Emergency si vedono queste cose. Non capisco come il primario del Pronto Soccorso possa consentire questi obbrobri e restare al suo posto”, ha commentato il segretario Gianluigi Scaffidi.

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La difficoltà, poi, di rimettere mano ad una frattura già compromessa ritorna nelle mani dei medici di Ortopedia nella giornata successiva: “Questa situazione va avanti da anni. Non ce la facciamo più, ora basta”, confessa un medico del reparto. Il direttivo del Grande ospedale metropolitano, in generale, riferisce che tutto stia andando nel verso giusto ma il segretario Scaffidi si contrappone con forza ai vertici della struttura sanitaria: “Giudichi la veridicità di tale affermazione chi guarda le foto, che costituiscono solo la punta dell’iceberg. Eppure, qualche giorno fa Oliverio, accompagnato da Irto e relativo codazzo di personaggi in cerca d’autore, è venuto a fare passerella per illustrarci come sarà il nuovo ospedale. Fra cinquant’anni. Per ora andiamo avanti con i cartoni”.

Marta Colanera

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