Monfalcone, scuola materna interdetta a 60 figli di stranieri

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Scuola materna a Monfalcone vietata a 60 bambini figli di stranieri, è polemica

Negli asili di Monfalcone l’anno scolastico sarà interdetto a 60 bambini figli di extracomunitari, su provvedimento del sindaco di centrodestra.

Il provvedimento voluto dal sindaco di Monfalcone, Annamaria Cisint, appartenente alla giunta di centrodestra che governa il popoloso centro in provincia di Gorizia, ha scatenato il putiferio. Il primo cittadino della località del Friuli-Venezia Giulia ha stabilito un tetto massimo negli asili del territorio oltre il quale non si può andare, allo scopo di regolarizzare la presenza di figli di stranieri. Il numero di extracomunitari in una classe non può risultare più elevato del quorum fissato al 45%. Questo farà si che a settembre ben 60 bambini non avranno modo di potersi scrivere alla scuola dell’infanzia, non a Monfalcone almeno. Lì la densità di stranieri è molto alta, e questa decisione della Cisint li penalizza oltremodo. La Flc Cgil non ci sta e ha apertamente contestato tale scelta, presentando anche un esposto in Procura rivolto al Garante dei Minori e ad altre istituzioni quali la tutela dei minori in Italia.

Monfalcone, “Provvedimento ingiusto ed anticostituzionale”

“Lo Stato ha il dovere di garantire eguali diritti ed una corretta formazione per quanto riguarda l’istruzione, a tutti. Anche ai figli degli stranieri che vivono regolarmente in Italia”, afferma Adriano Zotta, che della Flc Cgil è segretario regionale. “Un sindaco non può creare vincoli e paletti per ostacolare questo principio”. Da parte sua, la Cisint afferma come di provvedimenti per agevolare gli stranieri e gli immigrati non comunitari ce ne siano stati sotto la sua amministrazione. Ad esempio è già stato organizzato un servizio navetta per consentire ai bambini che non riusciranno a frequentare gli asili di Monfalcone di poter raggiungere gli istituti dei comuni limitrofi. Nonostante lo stesso sindaco abbia però ammesso che non sono pervenute risposte da parte dei suoi omologhi del circondario, né da parte dei dirigenti scolastici dei paesi vicini.

 

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