Etiopia: attentato durante il comizio del nuovo premier

Etiopia
(Twitter)

Etiopia: attentato durante il comizio del nuovo premier riformista, tra le sue promesse in campagna elettorale la pace con l’Eritrea.

Un’esplosione ha ucciso diverse persone in una grande manifestazione da parte dei sostenitori del nuovo primo ministro riformista etiope Abiy Ahmed nella capitale, Addis Abeba. Lo riferisce Al Jazeera. In un discorso televisivo poco dopo l’esplosione, Abiy ha detto che “alcune persone” sono state uccise in quello che ha definito un “attacco ben orchestrato”. Il primo ministro ha offerto le sue condoglianze alle famiglie delle vittime.

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Il cordoglio per l’attentato in Etiopia

Fitsum Arega, il capo dello staff del primo ministro, ha detto su Twitter che gli assalitori non identificati hanno lanciato un attacco con granate alla manifestazione. “Alcuni il cui cuore è pieno di odio, hanno tentato un attacco con granata. Il primo ministro Abiy è al sicuro. Tutte le vittime sono martiri di amore e pace. Il governo invia le sue condoglianze alle famiglie delle vittime.Gli esecutori saranno assicurati alla giustizia”, ​​ha detto Arega.

Un reporter dell’agenzia di stampa Associated Press ha visto più di una dozzina di feriti alla manifestazione. Le riprese hanno mostrato come Abiy è stato portato via dalla scena dalle guardie di sicurezza. Ambulanze sono giunte sul posto nell’affollata Meskel Square ad Addis Abeba, dove il primo ministro si era rivolto a migliaia di sostenitori.

Il comizio del nuovo premier in Etiopia

Abiy si è rivolto alla folla mentre i sostenitori indossavano abiti che mostravano la sua immagine e portavano cartelli con scritto “One Love, One Ethiopia”. L’esplosione è avvenuta poco dopo che Abiy ha finito di parlare e stava salutando la folla. Gli etiopi avevano riempito la piazza in uno spettacolo di sostegno all’agenda riformista di Abiy, con numeri mai visti negli ultimi anni nella nazione dell’Africa orientale.

Come parte delle promesse riforme, Abiy ha annunciato il rilascio di decine di migliaia di prigionieri, l’apertura di società statali agli investimenti privati e l’abbraccio incondizionato di un accordo di pace con la rivale Eritrea. Proprio quest’ultima promessa potrebbe essere il movente della strage.

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