Immigrazione clandestina, “le ONG sono complici e vanno fermate”

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Salvataggio durante uno sbarco di immigrazione clandestina © Getty Images

Dura presa di posizione da parte di Francesca Totolo in merito all’operato delle ONG in merito di immigrazione clandestina.

Francesca Totolo della rivista ‘Primato Nazionale’ ha scritto un articolo inerente la tematica delicata relativa alle tratte di immigrati clandestini che arrivano con cadenza ormai pressoché quotidiana sulle coste europee, ed in particolare italiane. Il punto di vista della giornalista è alquanto critico in merito all’operato delle ONG che operano in mare, in aiuto dei tanti disperati che lasciano il loro paese nel tentativo di trovare un futuro migliore. “Spiaggia libica. Quando i trafficanti di schiavi avvistano la nave ONG, buttano in mare i gommoni carichi di immigrati, gommoncini leggeri senza motore. E la gente muore. Si chiama pull factor: i taxi del mare, quelle ONG che “salvano vite”, in realtà sono le uniche responsabili dei morti in mare”. La stessa parla anche del progetto ‘Missing Migrants’, sviluppato dalla Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, una agenzia che risponde direttamente all’ONU.

Immigrazione clandestina, serve cooperazione tra le autorità

Il piano si pone l’obiettivo di fornire una stima precisa dei decessi avvenuti in mare durante le rotte dell’immigrazione clandestina, su scala mondiale. Tra i principali finanziatori di questo progetto c’è anche il governo britannico, cosa che, secondo la Totolo, rende i risultati esposti a “eventuali manipolazioni politiche”. Intanto, in base ad un accordo stipulato tra Italia e Libia a luglio 2017, la Guardia Costiera Italiana dovrà presiedere all’adeguata formazione dell’omologo ente libico. Proprio alla Libia è stato sollecitato più volte in passato il bisogno di doversi impegnare di più per combattere il fenomeno dell’immigrazione clandestina. ‘Missing Migrants’ riferisce, con le ultime osservazioni effettuate, che oltre 8500 persone sono morte. I dati arrivano fino allo scorso 13 maggio. Altri 10.300 sono stati condotti nei porti italiani dalle ONG, dalla Guardia Costiera Italiana e da EUNAVFOR MED Operazione Sophia.

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Salvataggio migranti (Getty Images)

I numeri non mentono

A questi vanno aggiungi altri 8800 migranti circa, rimandati in patria ma respinti dalle autorità libiche. Ad ogni modo i dati di ‘Missing Migrants’ evidenziano, secondo Francesca Totolo, che l’accodo bilaterale Italia-Libia dell’anno scorso sta contribuendo ad abbassare il numero dei decessi in mare ed anche a quello degli interventi delle ONG. Chiaramente, in base al numero di sbarchi, c’è una conseguenza immediatamente diretta anche sulla cifra dei decessi che hanno luogo tra i migranti. La Totolo scrive anche che “con la riduzione del numero delle ONG presenti davanti alle coste libiche e le connesse attività di ricerca e salvataggio della Guardia Costiera Libica, il numero delle partenze dalla Libia è drasticamente diminuito”. E che “La presenza delle organizzazioni non governative è la garanzia per i trafficanti di esseri umani del “servizio traghettamento” verso i porti siciliani”.

“Un dato in particolare fa riflettere”

A riprova di ciò poi, la giornalista scrive che “curiosamente, durante la campagna elettorale prima delle elezioni politiche di inizio marzo, tutte le ONG si trovavano nei rispettivi porti di appoggio, con gli interventi di soccorso ai migranti allora presieduti da altri enti, e non dalle stesse ONG. “Questo spiega che i gommoni e i barconi stipati dai trafficanti non partono quando le ONG non sono presenti”. Come strada efficade da percorrere, la Totolo si dice convinta del fatto che bisogna continuare nell’opera di formazione della Guardia Costiera Libica, con anche la fornitura di strumenti e risorse del caso per contrastare il fenomeno dell’immigrazione. Oltre alla limitazione delle attività delle ONG, che a volte poi, a suo dire, si sono rivelate “tutt’altro che professionali”.

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