Migranti, “Solo il 5% di chi viene in Italia è veramente un profugo”

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(LOUISA GOULIAMAKI/AFP/Getty Images)

Migranti, “Solo il 5% di chi viene in Italia è veramente un profugo”. 

Il virgolettato appartiene alla Professoressa Anna Bono, docente di storia e istituzioni dell’Africa all’Università di TorinoL’insegnante, intervistata dal quotidiano La Verità, cerca di fare un po’ di chiarezza su un tema quanto mai d’attualità dopo le vicende della nave Aquarius e la linea dura scelta dal ministro dell’Interno Matteo Salvini.

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Anna Bono: “Solo il 5% di chi viene in Italia è veramente un profugo”

“Solo il 5% di chi viene in Italia è veramente un profugo. Non sono gli “ultimi degli ultimi” visto che pagano migliaia di dollari per il viaggio e i documenti falsi” spiega la professoressa. Poi prosegue: “Il Ministero dell’Interno aggiorna mese per mese i dati dei richiedenti asilo. Tutti quelli che arrivano fanno domanda perché è l’unico espediente per non essere respinti subito. Di tutta quella massa di domande nel 2015 ne sono andate a buon fine 3.500 circa, nel 2016 meno di 5.000, l’anno scorso poco più di 6.000. Percentuali tra il 5 e l’8%. Tutti gli altri sono migranti economici”. E ancora: “Non sono gli “ultimi degli ultimi”. Trattandosi di viaggi clandestini il 90% si affida a organizzazioni criminali e quindi chi si imbarca deve essere in grado di raccogliere migliaia di dollari per garantirsi i servizi dei contrabbandieri. Non tutti possono permettersi quelle cifre, quindi non sono necessariamente così poveri”.

Anna Bono, autrice anche del libro “Migranti?! Migranti?! Migranti?!” (Ed. Segno), spiega: “L’Africa è il continente più assistito sia in termini di aiuti umanitari che di cooperazione allo sviluppo. Ma il problema è che una parte di significativa di quel denaro non va a buon fine, tra corruzione dei governi e tribalismo che si alimentano reciprocamente. Spesso i governi sono i primi responsabili delle partenze specie se, come abbiamo detto, non si tratta di disperati o di persone che vengono da villaggi remoti, ma di gente che ha qualche mezzo. Il grosso della responsabilità poi sta proprio nello scoraggiamento indotto da clientelismo e corruzione, che inducono molti a vedere la partenza come l’ultima speranza”.

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