Firenze, ucciso a 29 anni da un’auto guidata dai Rom: tensione al campo nomadi

Firenze, ucciso a 29 anni da un’auto guidata dai Rom: tensione al campo nomadi. Duccio Dini perde la vita a 29 anni travolto da un’auto che procedeva a tutta velocità. Le dichiarazioni di Salvini, la tensione dei manifestanti di Fratelli D’Italia al campo del Poderaccio.

Duccio Dini, ucciso a 29 anni da un’auto guidata dai Rom

Ha perso la vita all’età di 29 anni. Non ce l’ha fatta Duccio Dini. Il giovane era stato travolto ieri da un’auto impegnata in un folle inseguimento lungo le vie di Firenze, ed esattamente nel quartiere dell’Isolotto.
Nel momento nel quale è avvenuto l’incidente, Duccio si trovava fermo al semaforo, stava recandosi al lavoro.
Trasportato in condizioni disperate all’ospedale di Careggi, solo a seguito di un accertamento dell’attività encefalica durato sei ore, è stato dichiarato il decesso del giovane, che ha donato i propri organi.

Travolto da un’auto guidata dai Rom: la dinamica dell’incidente e le dichiarazioni di Matteo Salvini

Sull’auto che ha investito il giovane, si trovavano tre uomini, tutti nomadi e residenti nel campo del Poderaccio.
I tre dovranno rispondere dell’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale.
E mentre il sindaco della città, Dario Nardella, annuncia il lutto cittadino, si fanno strada le dichiarazioni del ministro dell’Interno Matteo Salvini, che sottolineando il proprio cordoglio per la famiglia del giovane, ha annunciato che sarà presto a Firenze: “per affrontare la questione della sicurezza e per porre un argine alla criminalità diffusa in alcune zone della città”.

Tensione al campo del Poderaccio

In queste ore la tensione si è fatta sentire anche durante la manifestazione organizzata da Fratelli d’Italia, non appena sopraggiunta la notizia della morte del giovane.
Un gruppo di manifestanti infatti, staccandosi dal corteo, ha tentato di entrare, forzando il cordone costituito dalle forze dell’ordine, nel vicino campo del Poderaccio, chiedendo a gran voce lo smantellamento del campo stesso.

Le accuse per i tre uomini sono aggravate poiché nell’inseguimento a tutta velocità costoro hanno accettato il rischio di uccidere qualche malcapitato, esattamente poi come purtroppo è successo.
Previsto per domani l’esame medico legale sul cadavere del giovane, che ha perso la vita nel tragico incidente.

Sono invece cadute in queste ore le accuse nei confronti del 43enne rom inseguito, che si trovava alla guida una Opel Zafira e che si è successivamente incendiata, finendo fuori strada.
L’uomo si trova attualmente in prognosi di trenta giorni per un trauma cranico.
Ad inseguirlo sono stati i suoi tre familiari, tra cui il suocero Amet Remzi e il nipote Mustafa Dehran.
Gli uomini, ora in arresto, dovranno rispondere dell’accusa di lesioni gravi in concorso nei suoi confronti.
Il 43 enne venerdì scorso al Poderaccio aveva aggredito il suocero con un pugno al volto, minacciandolo di lasciare la moglie. E’ stato questo il motivo per il quale i tre uomini avevano stabilito di mettere in atto una spedizione punitiva contro di lui.
Dapprima dunque lo avevano atteso nel parcheggio di un centro commerciale di via Canova inseguendolo poi non appena l’uomo si è dato alla fuga in macchina.

Nella tarda serata gli esponenti di FdI, guidati dal deputato Giovanni Donzelli, hanno rispettato un minuto di silenzio nel luogo nel quale è avvenuto il tragico incidente, all’incrocio tra via Canova e via Martini.
Nei pressi dell’ingresso del campo vi sono ancora alcuni manifestanti e presidi delle forse dell’ordine.
BC

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