Morto Gino Santercole, cognato di Celentano e fondatore del Clan

Gino Santercole
(screenshot Youtube)

Lutto nel mondo della musica italiana: morto improvvisamente a 77 anni Gino Santercole, cognato di Adriano Celentano e fondatore del Clan.

È morto di infarto a 77 anni nella sua casa a Roma, Gino Santercole, nipote e cognato di Adriano Celentano. Per lui scrisse alcuni dei brani più famosi, come Una carezza in un pugno e Svalutation. Risale a qualche anno fa il suo ultimo disco Voglio essere me.

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Chi era Gino Santercole

Appena due anni più giovane del Molleggiato, Gino Santercole era suo nipote. Infatti era figlio di Rosa, la sorella maggiore di Adriano Celentano. Era nato a Milano e insieme al noto artista era cresciuto nella via Gluck. Rimasto orfano molto piccolo, da giovanissimo inizia a collaborare con lo zio, come orologiaio. I due debuttano nel mondo della musica prima con i Rock Boys poi con i Ribelli. Arriva quindi il successo, con il Clan Celentano: con Santercole, che suona la chitarra, ci sono artisti come Ricky Gianco e Don Backy.

In quegli anni sposa anche Anna Moroni, sorella di Claudia Mori. In questo modo, diventa il cognato oltre che il nipote di Adriano Celentano: tra i due è profonda anche l’amicizia. Oltre ai brani già citati, scrive anche Un bimbo sul leone, Straordinariamente e tante altre canzoni. Gino Santercole vanta anche una notevole carriera cinematografica: lavora tra gli altri con Pietro Germi, Dino Risi, Giuliano Montaldo, Luigi Comencini, Luciano Salce, Mario Monicelli.

Risale alla fine degli anni Settanta il suo periodo più buio: la depressione, il divorzio, la rottura con lo zio-cognato. Solo a fine anni Novanta, Gino Santercole si riappacifica pubblicamente con Adriano Celentano. Si sposa di nuovo e il figlio decide di chiamarlo come lo zio, cognato e amico. Quattro anni fa, esce il suo ultimo disco ‘ Voglio Essere Me’, del quale dice: “Oggi i ragazzi vogliono essere tutti come Vasco Rossi, io voglio essere me. Per questo nell’album ho inserito diversi stili, tutti legati alle mie radici”. L’album è infatti un omaggio alle sue origini e a una lunga carriera.

A cura di Gabriele Mastroleo

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