Vibo Valentia: fermato l’uomo indagato per l’omicidio del migrante

(Websource)

La Procura di Vibo Valentia ha richiesto il fermo dell’uomo indagato per l’omicidio del migrante Soumayla Sacko.

Sabato sera a San Calogero (Vibo Valentia, Calabria) Soumayla Sacko, cittadino del Mali residente in Italia, insieme ad altri due extracomunitari ha cercato di introdursi nella proprietà di Antonio Pontoriero, una vecchia fornace dismessa, per prendere delle lamiere. I tre uomini sono stati scoperti da Pontoriero che non ci ha pensato due volte prima di mettere mano al fucile e sparargli contro. La reazione violenta ed ingiustificata dell’uomo ha causato la morte del cittadino maliano di 29 anni, mentre gli altri due extracomunitari sono rimasti semplicemente feriti.

In seguito all’accaduto la Procura di Vibo Valentia ha aperto un’indagine sull’omicidio e chiesto alle forze dell’ordine di indagare sul 43enne calabro con l’accusa di omicidio colposo. Ieri notte è stato emesso il mandato di fermo ai danni di Pontoriero, dopo che sono state reperite ulteriori informazioni che, stando a quanto rilasciato dalla Procura, hanno semplicemente confermato: “Un quadro già chiaro dall’inizio”.

Vibo Valentia, migrante ucciso: fermato l’uomo indagato per omicidio

In seguito alla richiesta d’arresto, le forze dell’ordine hanno posto in stato di fermo Antonio Pontoriero con l’accuse di omicidio, porto e detenzione illegale di arma da fuoco. L’uomo era stato inserito nel registro degli indagati sin dalle prime ore dell’indagine, gli investigatori erano risaliti a lui grazie alle testimonianze fornite dai due cittadini maliani rimasti feriti durante la sparatoria: questi infatti avevano fornito un’identikit in cui descrivevano dettagliatamente i tratti somatici e l’abbigliamento del colpevole, ed avevano anche descritto l’automobile sulla quale era arrivato. Nei giorni scorsi era stata richiesta anche la prova dello Stub (tecnica utilizzata nelle indagini per rilevare tracce di piombo e polvere da sparo sulle mani dell’indiziato), ma si trattava di una prova ulteriore dato che per i Carabinieri il quadro dell’accaduto era sufficientemente chiaro.

Impostazioni privacy