Loris Stival: per l’avvocato di Veronica Panarello manca il movente

Veronica Panarello
(screenshot video)

Processo Loris Stival: per l’avvocato di Veronica Panarello, mamma del piccolo, manca il movente che giustifichi l’omicidio.

Concluderà oggi l’arringa difensiva, iniziata lo scorso 10 maggio, l’avvocato Francesco Villardita, legale di Veronica Panarello, la donna accusata di aver ucciso il figlio Loris. I fatti sono tristemente noti. Era il 29 novembre 2014 quando il piccolo Loris Stival perse la vita, a Santa Croce Camerina, nel ragusano: per quella morte è stata condannata a 30 anni la mamma, Veronica Panarello, che però si è sempre proclamata innocente.

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Veronica Panarello: le accuse al suocero

Come noto, Veronica Panarello ha accusato della morte del piccolo il suocero e nonno del bambino, Andrea Stival, con il quale sostiene anche di aver avuto una relazione. Tesi a cui i giudici non hanno creduto nel corso del processo di primo grado. L’avvocato Villardita sostiene che Veronica Panarello si sarebbe solo disfatta del corpicino del bimbo, ma non si sarebbe macchiata del reato di omicidio, attribuiito dalla difesa al suocero.

Già un mese fa, aveva sostenuto a ‘Mattino 5’: “Oggi è un giorno particolare, noi tenteremo di ribaltare la sentenza virando di 360 gradi. Si tratta di una sentenza assertoria, che copre dei vuoti logici”. Per Villardita, “non può esistere un processo per omicidio di tale natura senza che ci sia un movente”. L’avvocato spiega che a Veronica Panarello non sono state nemmeno riconosciute le attenuanti generiche.

Loris Stival: omicidio senza movente

Anzi, nonostante nonostante l’accusa abbia sostenuto che Veronica Panarello sarebbe stata affetta dalla sindrome di Medea, alla donna non è stata riconosciuta nemmeno la semi infermità mentale. Oggi il legale è tornato a parlare al contenitore del mattino di Canale 5: “Se non c’è un movente più che forte, una madre non può uccidere un figlio”.

Villardita ha evidenziato: “Arrivare a una sentenza di primo grado e poi d’appello senza aver trovato un movente mi sembra sia assolutamente riduttivo. È vero, un omicidio non sempre necessita di un motivo ma qui non siamo di fronte a un processo di mafia o a un killer. Stiamo parlando di una madre che uccide un figlio, un’anomalia sotto il profilo esistenziale”.

A cura di Gabriele Mastroleo

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