Nuovo governo Giuseppe Conte: stallo istituzionale da record

Giuseppe Conte
(TIZIANA FABI/AFP/Getty Images)

Nuovo governo guidato da Giuseppe Conte: stallo istituzionale da record, a oggi sono 83 giorni dal voto di marzo, mai così tanto per un esecutivo.

Prosegue le trattative per la formazione del governo a maggioranza Movimento 5 Stelle – Lega, con premier Giuseppe Conte. Ieri, il presidente del Consiglio incaricato si è recato al Quirinale senza lista di ministri, per un colloquio informale con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Resterebbe da sciogliere il nodo sul ministero dell’Economia, ma ufficialmente questa legislatura ha già segnato un record: si tratta della più lunga crisi istituzionale di inizio legislatura della storia della Repubblica.

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Governo Conte: la più lunga crisi di inizio legislatura

Numeri alla mano, a oggi sono passati 83 giorni dalle elezioni del 4 marzo 2018: mai un avvio di legislatura aveva richiesto tanto tempo perché si arrivasse alla formazione di un governo. Il periodo più lungo per la formazione di un nuovo esecutivo fu quello che precedette il governo Amato: anche in quel caso passarono 83 giorni dal momento del voto a quello del giuramento. Impossibile pensare che entro stasera il professor Giuseppe Conte possa sciogliere la riserva e giurare di fronte al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Per la formazione di nuovi governi, l’attesa è sempre stata mediamente breve e praticamente mai superiore ai due mesi: 62 giorni ci mise a nascere, nel 1979, l’esecutivo guidato da Francesco Cossiga, un giorno in meno quello di Enrico Letta nel 2013. Al quinto posto per durata della crisi figura il governo Andreotti II del 1972: ci vollero cinquanta giorni.

Analogie tra il nascente governo Conte e il governo Amato

Tra il nascente governo e quello Amato ci sono delle analogie. L’ex presidente del Senato Nicola Mancino, in un’intervista al ‘Foglio’, ha sottolineato: “All’epoca si trattava di una crisi legata alla fine di una formula politica, quella del centrosinistra, e di un’epoca: la Prima Repubblica era ormai al tramonto”. Nei giorni scorsi e in più occasioni, Luigi Di Maio ha parlato di nascente Terza Repubblica: il nuovo governo, in sostanza, dovrebbe rappresentare una svolta rispetto al passato, proprio come la rappresentò il governo Amato.

Altro particolare: il 1992 fu l’anno dei trattati di Maastricht, che oggi il governo Movimento 5 Stelle-Lega potrebbe chiedere di rivedere, puntando peraltro su uno dei più accesi contestatori di quei trattati, l’economista Paolo Savona. Questi – già ministro del successivo governo Ciampi – è peraltro allievo di Guido Carli, ministro del Tesoro del governo Andreotti (in precedenza governatore della Banca d’Italia e presidente di Confindustria), nonché uno dei fautori dei trattati di Maastricht.

A cura di Gabriele Mastroleo

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