Come riconoscere il pesce fresco nei ristoranti di sushi, quali sono i rischi

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(Pixabay)

Dopo il nuovo sequestro di pesce scaduto, impariamo a riconoscere il pesce fresco nei ristoranti a base di sushi: i rischi che si corrono e quali sono i consigli per evitare intossicazioni spiacevoli.

Il sequestro di 500 kg di pesce surgelato scaduto a Catania ha rilanciato le polemiche rispetto ai sushi restaurant e sushi bar in Italia. Ci sono delle accortezze per riconoscere ed evitare quelli che sono i ristoranti di cucina giapponese a base di riso e altri ingredienti in cui la qualità dei prodotti non eccelle. Partiamo da quella che è la via più facile: prima di scegliere un ristorante a base di sushi, spulciamo qualche recensione degli utenti sui siti specializzati. Importante è comunque non soffermarsi su un giudizio superficiale o letto in Rete, ma avere anche il feedback diretti di qualche amico e poi provare di persona. Spesso i giudizi su alcuni siti di recensioni online sono poco affidabili.

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Mangiare sushi è pericoloso: quali sono i rischi

Negli ultimi anni, si è assistito a un’esplosione della sushi-mania, con tutte le conseguenze del caso. Una di queste è il mal di sushi o sindrome sgombroide, causata dall’assunzione di tonno o pesce azzurro mal conservato. Negli ultimi anni, molte volte è stato denunciato il ricovero in ospedale di diversi pazienti con questi sintomi e l’intervento dei Nas ha contribuito a far venire a galla scandali alimentari di varia entità. La sindrome sgombroide è il secondo tipo più frequente di intossicazione da prodotti ittici. Può causare diversi sintomi, come arrossamento della pelle, cefalea pulsante, bruciore orale, crampi addominali, nausea, diarrea, palpitazioni, senso di malessere e raramente ipertermia o perdita della vista. Questi appaiono nel giro di breve tempo dopo l’assunzione di pesce crudo.

Come capire se il sushi è fresco

Nel momento in cui siamo seduti al tavolo di un sushi restaurant o di un sushi bar, possiamo capire da soli se la pietanza è fresca, con delle semplici accortezze. La puzza di pesce è il primo indice negativo che dovrebbe insospettire: il pesce fresco infatti non ha odore. Inoltre, il pesce deve essere lucido e all’interno del ristorante non si dovrebbe sentire l’odore tipico delle pescherie, che è solitamente molto forte. Al tatto, il pesce deve risultare freddo e non appiccicoso. Infatti, il pesce vecchio rilascia una specie di grasso, simile a una colla. Il colore del pesce deve essere brillante e dobbiamo sentirlo liscio “come l’olio d’oliva”. Per testare il pesce, in base a queste informazioni, assaggiamo prima il sashimi, che è il pesce non condito. Inoltre, se si scioglie in bocca, non è fresco, ma prima di arrivare a questa prova dovremmo già aver capito se c’è qualcosa che non va.

Anche il riso ha la sua importanza: deve essere bianco e i chicchi non devono essere troppo incollati. In generale, negli All You Can Eat la qualità potrebbe risultare peggiore rispetto agli altri ristoranti a base di sushi. Occhio anche alla vetrina: ordine e pulizia devono farla da padrone, il tagliere in polietilene su cui si prepara il sushi deve essere bianco, anche solo appoggiare un cartone sul tagliere può contaminarlo. Controllate le condizioni della vetrinetta refrigerata in cui viene conservato il pesce: deve essere perfettamente pulita e in ordine. Anche l’igiene dello chef è infine indice di qualità: uno chef professionale che lavora il pesce crudo si lava le mani di continuo.

A cura di Gabriele Mastroleo

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