Vacanze 2019: proposti cinque giorni di festa in più, ecco quali

vacanze 2019
(foto pubblico dominio)

Potrebbero esserci modifiche alle festività e vacanze per il 2019: sono stati proposti cinque giorni di festa in più, abrogati nel 1977, ecco quali sono.

Il calendario delle festività e vacanze potrebbe subire delle modifiche il prossimo anno. Questo dipende dalla proposta avanzata dai senatori Dieter Steger, Julia Unterberger e Meinhard Durnwalder del partito popolare altoatesino Südtiroler Volkspartei, in un disegno di legge presentato lo scorso 23 marzo. Si chiede infatti il ripristino delle festività nelle giornate in cui si ricordano San Giuseppe, l’Ascensione, il Corpus Domini, i Santi Pietro e Paolo e il lunedì dopo la Pentecoste.

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Si tratta di festività soppresse nel 1977 insieme all’Epifania, che fu reintrodotta otto anni dopo. A volerlo fu il governo dell’epoca, che intendeva così aumentare la produttività. Ma ora i senatori della Svp sottolineano l’importanza di reintrodurle: “Si tratta di feste religiose, espressione della tradizione di fede e di cultura della comunità, tuttora festeggiate in molti Paesi europei”. Quindi rispetto alla scelta di sopprimerle per il fattore produttività, ora si osserva: “Negli anni successivi si è assistito ad un’inversione di tendenza, anche perché si è compreso che l’austerità non aveva prodotto l’auspicato aumento di produttività nelle aziende”. La scelta di recuperare queste festività rappresenta “un omaggio alle persone credenti che possono così celebrare nuovamente le ricorrenze religiose e un giusto riconoscimento dei valori cristiani”.

Non solo: i non credenti potrebbero “dedicare le giornate alle attività di tempo libero”. Infatti, delle cinque festività, due hanno data fissa, ovvero San Giuseppe che è il 19 marzo, San Pietro e Paolo il 29 giugno, le altre tre hanno data “mobile” in base alla Santa Pasqua. E a parte San Giuseppe sono tutte concentrate in tarda primavera o in estate. In questo modo, sostengono i sostenitori di questa proposta di legge, si potrà “ridare significato alla tradizione popolare, che non determina scompensi significativi alla produttività delle aziende, trasferisce una quota maggiore di reddito prodotto ad altri comparti di mercato ad alto valore aggiunto, quali il turismo e il tempo libero, con buoni ritorni economici per l’economia nel suo complesso, e che risulterebbe più coerente con quel che avviene negli altri Paesi europei”.

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A cura di Gabriele Mastroleo

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