Ponte Primo Maggio 2018: scuole chiuse e giorni di riposo

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(OLIVIER MORIN/AFP/Getty Images)

Si avvicina il Ponte del Primo Maggio 2018: le scuole rimarranno chiuse e ci saranno dei giorni di riposo per gli studenti, anche a causa di uno sciopero.

Mancano poco più di due settimane al Primo Maggio 2018 che quest’anno cade di martedì e questo permetterà di poter sfruttare il weekend lungo. Con questa ricorrenza vengono ricordate le battaglie fatte dai lavoratori per ottenere la riduzione dell’orario di lavoro. L’obiettivo era quello di giungere alle otto ore, una battaglia costata anche sacrifici dal punto di vista umano. Dunque, per molti lavoratori è l’occasione per staccare dalla routine quotidiana, anche se non tutti possono permetterselo. Sicuramente saranno i più giovani a salutare con entusiasmo questa festa, perché avranno qualche giorno di riposo, vista la chiusura delle scuole.

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Scuole chiuse per il Ponte del Primo Maggio 2018

In linea di principio, essendo il Primo Maggio quest’anno di martedì, lunedì 30 aprile le scuole dovrebbero restare chiuse. Nelle prossime settimane, gli studenti potranno godere di altri giorni di vacanza. La prima data rossa in calendario è la Festa della Liberazione il 25 Aprile. La festività cade di mercoledì e non dovrebbero esserci ulteriori giorni di vacanza, fatto salvo per la Liguria, che ha comunicato il Ponte. Per quanto riguarda la Festa della Repubblica del 2 Giugno, invece, l’anniversario cadrà di sabato, dunque la settimana scolastica sarà chiusa anticipatamente. Per il Primo Maggio, le Regioni hanno deciso in maniera autonoma quando restare chiuse, ma al momento la maggior parte di queste hanno comunicato la chiusura di lunedì 30 aprile, inoltre a causa di uno sciopero per personale scolastico, le “vacanze” si potrebbero protrarre anche al 2 e 3 maggio, per cui diversi studenti potrebbero rientrare a scuola il 4 maggio.

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Date di chiusura scuole per il Ponte del Primo Maggio 2018

Dunque, comprendendo domenica 29 aprile, per molti studenti italiani sono in arrivo tre giorni di vacanza. Le Regioni che finora hanno comunicato la chiusura del 30 aprile sono: Piemonte; Friuli Venezia Giulia; Lazio; Liguria; Marche; Trentino Alto Adige; Basilicata; Calabria; Puglia; Molise; Abruzzo; Campania; Umbria. L’elenco comprende dunque 13 Regioni, ma tra quelle che non hanno comunicato la decisione in maniera ufficiale sicuramente non tutti gli istituti scolastici rimarranno aperti, approfittando dell’autonomia riservata a ogni scuola. In questi giorni di riposo, gli studenti italiani potrebbero approfittarne per una gita fuori porta con gli amici o un pic-nic in famiglia, così come per raggiungere le tante località italiane che in questa occasione organizzano eventi e concerti.

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Lo sciopero del personale scolastico dopo il Ponte del Primo Maggio 2018

Inoltre, c’è appunto la questione dello sciopero del personale scolastico, indetto per il 2 e 3 maggio 2018, ovvero quando gli studenti dovrebbero rientrare a scuola. A comunicarlo è  stato il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico. La mobilitazione è per la riapertura delle Graduatorie ad esaurimento. Si chiede poi che venga trasformato tutto l’organico di fatto in organico di diritto e autorizzato un nuovo vero piano straordinario di 150mila assunzioni per docenti educatori ed ATA. Infine, si richiede lo stanziamento di risorse per riportare gli stipendi al costo della vita.

Pacifico ha sottolineato come negli Usa “più di 20 mila professori hanno scioperato chiedendo un aumento dei salari e più fondi per l’istruzione pubblica. Gli insegnanti dell’Oklahoma rivendicano un incremento in busta paga di 10.000 dollari, a fronte dei 6.100 dollari che gli sono stati comunque concessi. Per comprendere quanto sia alto il gap stipendiale basta dire che in Italia dopo dieci anni di blocco si è arrivati a un aumento mensile medio di 85 euro”. Questo significa – secondo il presidente dell’Anief – che “mentre un insegnante italiano guadagna meno di 30 mila euro l’anno, un collega statunitense percepisce più del doppio, 60 mila dollari, e scende in piazza per rivendicare incrementi dieci volte superiori a quelli sottoscritti e accolti con tanto di brindisi dai nostri sindacati confederali”.

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A cura di Gabriele Mastroleo

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