Un giornalista italiano detenuto in Serbia sta creando un caso internazionale. Mauro Donato, 41enne fotoreporter piemontese, è stato arrestato circa 10 giorni fa a Sid, al confine con la Croazia, con l’accusa di rapina aggravata: è accusato di aver aggredito con un coltello tre giovani migranti afghani per derubarli. Ma è giallo anche sulla deposizione dei ragazzi, che avrebbero già ritrattato. Donato sta lavorando a un reportage sulla rotta balcanica dei profughi, anche per questo le motivazioni del suo fermo a molti sono sembrate pretestuose e il suo arresto ha scatenato una gara di solidarietà sui social.
Il suo caso è anche sotto la lente di ingrandimento della Farnesina, che sta monitorando la situazione attraverso l’ambasciata italiana a Belgrado. Il giornalista si trova in una cella della prigione di Sremska Mitrovicam, città a ovest della capitale Belgrado. Forti preoccupazioni dall’Italia, in primis dall’Associazione Subalpina e Federazione nazionale della Stampa italiana: “Mauro è un professionista serio”. Ma anche l’assessore all’Immigrazione del Piemonte, Monica Cerutti, ha espresso l’impegno dell’ente per intervenire quanto prima sulla questione.
Mauro Donato, il giornalista detenuto in Serbia: solidarietà social e dai colleghi Rai

Si sta quindi scatenando una gara di solidarietà per Mauro Donato, il giornalista italiano detenuto in Serbia che ormai da 10 giorni non riesce a venir fuori da una situazione parecchio intricata. L’Assemblea dei Cdr e dei Fiduciari della Rai e l’Usigrai si sono unite alla richiesta della Fnsi e della Associazione Stampa Subalpina affinché le autorità italiane intensifichino le pressioni sul governo serbo per ottenere la liberazione del fotoreporter. E intanto sui social si diffonde a macchia d’olio la foto di Mauro Donato con gli hastag per ottenerne la liberazione.
La famiglia di Mauro ha ringraziato tutti gli attivisti, le autorità e i giornalisti italiani per la vicinanza e per l’impegno in questa delicata vicenda, ma ha invitato anche ad osservare prudenza: “Ringraziamo tutti coloro che si sono uniti a noi nel chiedere che venga fatta luce il prima possibile sulla vicenda che ha portato Mauro Donato a essere tuttora detenuto in Serbia. Vista la delicatezza del momento, chiediamo a tutti di mantenere sì alta l’attenzione, ma di usare la massima cautela nei modi e nei toni, al fine di non interferire con il lavoro dei nostri legali”.