Moby Lines Tirrenia, pubblicità razzista: scoppia la polemica

Moby Lines Tirrenia, pubblicità razzista: scoppia la polemica furibonda per lo slogan “Da noi solo personale italiano”. 

Moby Lines Tirrenia

Tempo fa era finito nella bufera un ristoratore veneto che aveva esposto un cartello fuori dal proprio locale in cui sottolineava che il suo personale era tutto rigorosamente italiano. Ora la polemica è ancora più grande perché stiamo parlando di una grande compagnia di navigazione come la Moby Lines che naviga anche col marchio Tirrenia

Moby Lines Tirrenia, pubblicità razzista: scoppia la polemica

“Navigare italiano non è solo uno slogan ma un impegno:
significa darvi solo il meglio e trasformare ogni vostro viaggio in una vacanza con un servizio 100% made in Italy“. E’ questo lo slogan scelto dalla Moby Lines Tirrenia per una pubblicità a tutta pagina sulla Gazzetta dello Sport. Le polemiche sono state immediate e diffuse. Su Facebook lo slogan è subito diventato un meme associato per esempio alla foto del Padrino o di Al Capone. La scrittrice Michela Murgia ha ripreso la pubblicità sul proprio profilo social e l’ha definita “spudorata e discriminatoria”. Il pubblicitario Marco Faccio, ex direttore creativo esecutivo dell’Armando Testa scrive: “Ecco dove siamo arrivati. Non c’è più bisogno di fake news, siamo diventati stronzi davvero. Io giuro che, in quanto pubblicitario, mi sarei rifiutato di dare questo messaggio”.

La pubblicità ha avuto un effetto boomerang devastante per la compagnia e molti viaggiatori hanno già annunciato che faranno di tutto pur di non prenotare una nave Moby o Tirrenia. Un utente scrive su Facebook: “Non ho ancora prenotato per le ferie e per una serie di motivi mi sono sempre trovata ‘costretta’ a viaggiare con Moby. Dopo questa pubblicità veramente pessima valuterò meglio le alternative”.

Moby Lines Tirrenia, pubblicità razzista: le spiegazioni dei vertici

Vincenzo Onorato, numero uno di Moby, ha spiegato che l’intento della pubblicità era tutt’altro che razzista aggiungendo: “Correggeremo la pubblicità spiegando più chiaramente che ci sono armatori che applicano agli extracomunitari stipendi da fame (il riferimento è alla legge del doppio registro navale voluta dall’ex ministro Burlando, n.d.r.). Ma so già che me la bloccheranno perché troppo “scorretta”. Il problema è non creare sperequazioni tra gli italiani e gli stranieri a cui sono applicati altri contratti”.

A cura di Francesco Baglio

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